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Vita e morte di Arna e i suoi bambini

Terrasanta.net
27 luglio 2011
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Vita e morte di Arna e i suoi bambini

Quasi tutti i protagonisti del documentario "Arna's Children" oggi non sono più. L’unica ad averci lasciato dopo una vita non troppo breve, e vissuta con grande slancio, è Arna, pasionaria ebrea e israeliana morta di cancro a 66 anni nel 1995. Parecchi dei suoi bambini, giovani abitanti palestinesi del campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, l’hanno raggiunta di lì a poco, nel corso della seconda intifada. E questa è la loro storia.


(g.s.) – In Arna’s Children («I bambini di Arna»), vita e morte si sfidano e rincorrono. Ed è la seconda, all’apparenza, ad avere la meglio. Quasi tutti i protagonisti del documentario oggi non sono più. L’unica ad averci lasciato dopo una vita non troppo breve, e vissuta con grande slancio, è proprio Arna, pasionaria ebrea e israeliana morta di cancro a 66 anni nel 1995. Parecchi dei suoi bambini, giovani abitanti palestinesi del campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, l’hanno raggiunta di lì a poco, uccisi nel corso della lotta armata contro l’occupazione israeliana, o abbracciando l’opzione estrema del terrorismo suicida. L’ultimo a lasciarci, il 4 aprile scorso, è stato l’unico vero figlio di Arna, Juliano Mer Khamis, attore ed operatore sociale caduto in un agguato da mano ignota proprio a Jenin, dov’era tornato cinque anni dopo la morte della madre, per ridare vita all’esperienza del teatro per ragazzi che era stata l’ultima amata creatura della genitrice.

Il documentario, sempre intenso, racconta proprio la fase finale di quell’esperienza, che coincide con il declino fisico di colei che l’ha animata dal 1989 al 1996. Il rapporto di Arna e Julian (figlio anche di padre palestinese) con i ragazzi di Jenin e le loro famiglie è viscerale e solidale fino all’ultimo respiro. Il che consente alla regia di proporre il racconto da una sorta di terra virtuale e, vorremmo dire, inesistente, frutto della compenetrazione tra due universi nemici e distanti, ma tragicamente troppo vicini per non darsi la morte a vicenda.

Nel 2002, in piena seconda intifada e all’indomani della battaglia di Jenin, Julian decide di tornare nella cittadina per andare a cercare «i bambini di Arna», mosso dal desiderio di conoscere i loro percorsi di vita. Altalenando avanti e indietro nel tempo, il narratore ricostruisce per immagini le vicende del gruppo, offrendo allo spettatore l’opportunità di ascoltarne le ragioni. Non senza un senso di amarezza e smarrimento per una violenza che sembra drammaticamente negare a tutti ogni via di scampo.

(Il documentario non ha ampia circolazione in Italia, ma lo si può piuttosto agevolmente reperire in Internet – anche sottotitolato in italiano – tramite i più diffusi motori di ricerca)

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