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A Bengasi i libici riscoprono i libri

Lucia Balestrieri
24 maggio 2011
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A Bengasi i libici riscoprono i libri
Libri e lettori tornano in libreria a Bengasi.

Negli ultimi 40 anni in Libia esisteva solo il Libro verde, più qualche biografia autorizzata del colonnello Muammar Gheddafi. Con l’insurrezione nell’est del Paese, le cose sono però cambiate. A Bengasi, la città del governo libico di transizione, alcune librerie offrono merce mai vista: libri di storia, religione e politica. E i lettori sono tornati.


(Milano) – Negli ultimi 40 anni, esisteva solo il Libro verde, nelle sue infinite edizioni, più qualche biografia autorizzata che cantava le gesta del leader nazionale, ovvero del colonnello Muammar Gheddafi: i librai, in Libia, avevano poco altro da offrire ai clienti e i loro negozi rimanevano desolatamente vuoti. Con l’insurrezione nell’est del Paese, le cose sono però cambiate. A Bengasi, la città dove ha sede il governo libico di transizione dei ribelli, alcune librerie hanno riaperto i battenti offrendo merce mai vista da queste parti: libri di storia, religione e politica, tutti testi fino a pochi mesi fa banditi dall’onnipresente censura. È stato un successo: i lettori sono tornati, anche se, in un Paese di cultura tribale, non bisogna immaginare grandi numeri. «La gente ha sete di conoscenza e desidera studiare la storia, il proprio passato», spiega sul quotidiano Arab News Yusuf al–Muahaishi. Nella sua libreria, al Tamour, una delle più conosciute di Bengasi, le vendite sono raddoppiate da quando le truppe del rais sono state cacciate dalla città.

Osama Al Tanashi possiede invece un negozio di libri e di cartoleria proprio accanto al quartier generale degli insorti e riferisce che i testi più richiesti sono quelli riguardanti la giurisprudenza, l’amministrazione della giustizia, il diritto. «Molti membri del Consiglio provvisorio sono diventati miei clienti. Ma anche giudici, docenti universitari, ricercatori. Prima, questo genere di persone nemmeno si affacciava in negozio; sapeva che non avrebbe trovato nulla di interessante. Sotto il regime di Gheddafi, la legge non esisteva. Stiamo ripartendo da zero», rimarca il libraio.

Il rais, che ancora in realtà controlla buona parte della Tripolitania, aveva messo al bando partiti politici, libertà di espressione e di pensiero. Tutto era concentrato nelle sue mani: anche nel sistema scolastico l’insegnamento si limitava a promuovere la storia del regime e il pensiero e la filosofia del Colonnello, declinati nella cosidetta Terza teoria universale, una via intermedia tra il socialismo e l’islam, e condensati nel Libro verde imposto a tutti i cittadini libici. Persino i libri che parlavano della storia libica prima del rovesciamento di re Idris nel 1969 erano una sorta di tabù.

«Per 41 anni abbiamo vissuto nell’ignoranza e adesso dobbiamo istruire noi stessi e istruire gli altri», osserva un accanito lettore di libri, Gebril Zletni, un ingegnere. Di recente, nonostante i pochi soldi in tasca, racconta di aver comprato due libri di diritto costituzionale. «Non abbiamo ancora una costituzione, e nessuno si fiderà di noi, se non la stiliamo», avverte.

Al bando erano finiti pure i libri di religione, sia quelli prodotti dall’islamismo militante sia quelli moderati. Alcuni librai li vendevano di nascosto ai loro clienti più fidati, rischiando lunghi periodi di prigionia. Adesso, in tutte le librerie di Bengasi, sono esposti in primo piano e dominano le vetrine. Sulla loro vendita mancano dati. Di sicuro, la loro presenza vistosa indica quanto l’islam sia una componente importante in quella parte di Libia dove è già cominciato il «dopo-Gheddafi».

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