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Paesi del Golfo, i giovani disertano i libri

Lucia Balestrieri
28 marzo 2011
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Paesi del Golfo, i giovani disertano i libri
I lettori assidui sono rari tra i giovani dei Paesi arabi del Golfo.

In media, un arabo legge circa quattro pagine di letteratura all’anno, contro gli undici libri di un americano o gli otto di un britannico. Sono dati di una recente ricerca dell’Onu che preoccupano chi lavora nel mondo della scuola in Medio Oriente ed ha a cuore il futuro dell’istruzione.


(Milano) – In media, un arabo legge circa quattro pagine di letteratura all’anno, contro gli undici libri di un americano o gli otto di un britannico. Sono dati di una recente ricerca dell’Onu che spaventano e preoccupano chi lavora nel mondo della scuola in Medio Oriente ed ha a cuore il futuro dell’istruzione. Tanto più che le giovani generazioni non sembrano propense ad invertire il trend. Anzi. Le loro capacità di lettura – scrive The National, quotidiano degli Emirati Arabi Uniti – si stanno deteriorando.

Come nel resto del mondo, gli adolescenti arabi sono affascinati dalle nuove tecnologie. Ma diversamente da quanto avviene in Occidente, dove il linguaggio del web si innesta comunque su tradizioni letterarie diffuse, nella maggior parte dei Paesi arabi e nel Golfo in particolare – spiega The National – i giovani non hanno una cultura scritta di base, ma per lo più conoscenze trasmesse oralmente, secondo gli usi beduini. Il risultato è che anche nella ricca Dubai, il 44 per cento degli studenti di istituti secondari , una fascia sociale che sulla carta dovrebbe appartenere alle classi alte e più colte, possiede nelle proprie abitazioni meno di 25 libri. Solo il 12 per cento vive in appartamenti dove esistono librerie più fornite, con almeno 100 volumi. Le testimonianze di insegnanti e presidi sono scoraggianti : «Per i miei allievi leggere è considerato una perdita di tempo, rispetto a chiacchierare sui social network o giocare alla playstation», racconta Galal Abdul Rahman Saleh, professore alla Omar bin al Khattab Model School di Dubai. «Su 60 studenti, solo una ragazza legge per proprio piacere», aggiunge. Per gli altri è «una fatica», «un lavoro», qualcosa di estraneo. Molti ragazzi del Golfo arrivano all’università, dove quasi tutti i corsi sono insegnati in inglese, «senza avere mai letto un libro in arabo durante i loro anni formativi, se si fa eccezione dei manuali scolastici», si lamenta Abrar Mikawi, leader del Club culturale arabo al College femminile di Dubai.

Qualche scuola tenta di correre ai ripari. Nell’istituto di tecnologia di Al Gharbia, sempre negli Emirati, è stato lanciato il progetto Reading to go per gli studenti pendolari, che trascorrono molto tempo negli autobus. Da circa due anni, vengono distribuiti ai ragazzi piccoli libri su argomenti di attualità o di storia. Alcuni scrittori, come Qais Sedki, cercano di dare ai loro soggetti un sapore più moderno: il suo Anello d’oro si ispira alle favole tradizionali arabe ma ha il ritmo di un fumetto manga giapponese. Secondo gli insegnanti si tratta di iniziative lodevoli ma che modificano di poco la realtà delle statistiche.  

Nell’inchiesta di The National, giornale molto autorevole del Golfo, mancano le voci dei genitori. Non è un caso, in quanto proprio le famiglie sono considerate una parte del problema. «L’amore per la lettura dovrebbe essere trasmesso sin nella prima infanzia. In realtà gli adulti non leggono né incoraggiano i loro figli a farlo», osserva Zeyna al Jabri, proprietario di Buzoor, una casa editrice che distribuisce testi in arabo nelle scuole.

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