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Arabia, il vicariato raddoppia

Giuseppe Caffulli
9 marzo 2011
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Arabia, il vicariato raddoppia
Monsignor Paul Hinder (a sin.) e mons. Camillo Ballin.

Cambiamenti in vista per il vicariato d’Arabia, la circoscrizione ecclesiastica più vasta del mondo, comprendente sei nazioni che si estendono su oltre 3 milioni di chilometri quadrati. Retto dal cappuccino svizzero mons. Paul Hinder, il vicariato d’Arabia sta per essere diviso in due entità territoriali: settentrionale l'una, meridionale l'altra.


(Milano) – Cambiamenti in vista per il vicariato d’Arabia, la circoscrizione ecclesiastica più vasta del mondo, comprendente sei nazioni che si estendono su oltre 3 milioni di chilometri quadrati (Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar e Yemen), con una popolazione di oltre 60 milioni di persone. Retto dal 2005 da mons. Paul Hinder, cappuccino svizzero, succeduto al confratello italiano mons. Bernardo Gremoli, il vicariato d’Arabia sta per essere diviso in due entità territoriali: un vicariato apostolico dell’Arabia settentrionale e un vicariato apostolico dell’Arabia meridionale.

Il decreto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli entrerà in vigore il 31 maggio prossimo. Lo scopo della nuova suddivisione territoriale è quello di bilanciare meglio il carico di lavoro pastorale in quest’area del mondo. Per far questo Bahrain, Qatar e l’Arabia Saudita verranno aggregati al vicariato apostolico del Kuwait, retto dal vescovo comboniano mons. Camillo Ballin. La nuova giurisdizione ecclesiastica prenderà il nome appunto di vicariato apostolico dell’Arabia settentrionale.

«Io rimango vicario apostolico degli Emirati arabi uniti, Oman e Yemen – spiega mons. Paul Hinder da Abu Dhabi –. Questa giurisdizione verrà chiamata vicariato apostolico dell’Arabia meridionale».

Prematuro parlare dei vantaggi pastorali che sicuramente ci saranno. «Il vescovo del Sud – spiega mons. Hinder – avrà certamente più tempo ed energie pastorali a disposizione per i tre Paesi che gli rimangono, dove si trovano attualmente 15 parrocchie. Il vescovo nel Nord avrà più fedeli ma (per ora) un piccolo numero di parrocchie: 5 costituite formalmente, senza contare le realtà giuridicamente non ben definite in Arabia Saudita».

In una lettera del 28 febbraio scorso, mons. Hinder ha annunciato ai sacerdoti e alle comunità del vicariato la decisione della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. «Non penso che i fedeli avranno grandi difficoltà ad accettare la nuova situazione giuridica – spiega il neo-vicario dell’Arabia meridionale -. Può darsi che ci sia qualche lacrima tra quelli che vivono in Bahrain, che per lungo tempo è stato il cuore del vicariato, soprattutto dagli anni Sessanta, quando i preti e le suore furono espulsi da Aden (Yemen). Il clero dovrà adattarsi alle nuova situazione, e penso che lo farà senza troppe difficoltà».

La Chiesa cattolica in Arabia ha conosciuto un rapido sviluppo con l’arrivo dei lavoratori stranieri, a partire dagli anni Novanta. Proprio questi immigrati costituiscono la quasi totalità dei fedeli nei vari Paesi del Golfo e in Arabia Saudita. Non ci sono cifre ufficiali, ma le stime del vicariato (sulla base delle indicazioni delle ambasciate in loco), parlano di circa 1 milione e 400 mila filippini nel solo territorio dell’Arabia Saudita, per l’85 per cento cattolici. Se si contano i cattolici indiani, è plausibile che il numero dei soli cattolici nel regno saudita si avvicini ai due milioni.

Secondo gli ultimi dati, gli abitanti degli Emirati Arabi Uniti sono circa 6 milioni, di cui 5 costituiti da lavoratori stranieri. La stragrande maggioranza di questi immigrati professa l’islam (circa 3 milioni e 200 mila), ma i cristiani sarebbero oltre un milione e mezzo, di cui 580 mila cattolici. Un buon numero è di lingua araba (oltre 100 mila, 12 mila solo ad Abu Dhabi) e proviene da Libano, Siria, Giordania, Palestina e Iraq. Sono presenti decine di migliaia di cattolici di rito orientale: maroniti, melchiti, armeni, siriaci, siro-malabaresi, siro-malankaresi… Le celebrazioni si svolgono oltre che inglese e in arabo, in malayalam, konkani, tagalog, francese, italiano, tedesco, cingalese e tamil.

La riorganizzazione territoriale del vicariato d’Arabia in due entità giuridiche avviene in un momento di tensione più che palpabile. In Barhain si sono verificati, nel mese di febbraio, diversi focolai di rivolta. «È chiaro che noi tutti seguiamo con attenzione lo sviluppo delle proteste e le trasformazioni che sembrano esser in corso – spiega mons. Hinder –. Finora le parrocchie e comunità funzionano senza troppe difficoltà, anche se in alcune città i fedeli fanno fatica di raggiungere i luoghi di culto a causa delle manifestazioni di piazza».

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