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Oggi e domani cristiani in Palestina

Terrasanta.net
14 gennaio 2011
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Oggi e domani cristiani in Palestina
Il premier palestinese Salam Fayyad incontra i vescovi del Coordinamento Terra Santa (foto: M. Mazur/Conf. episc. Inghilterra e Galles)

«Un futuro Stato palestinese privo di cittadini cristiani non avrebbe senso», lo ha detto giorni fa il primo ministro palestinese Salam Fayyad a una delegazione di vescovi nordamericani ed europei accompagnati dal patriarca latino di Gerusalemme. I presuli hanno soggiornato in Terra Santa dall'8 al 13 gennaio, per un appuntamento che ormai ricorre ogni anno.


(Milano/g.s.) – «Un futuro Stato palestinese privo di cittadini cristiani non avrebbe senso», anche considerata la lunga esperienza di coesistenza e collaborazione tra palestinesi musulmani e cristiani. Lo ha detto il pomeriggio dell’11 gennaio scorso il primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, Salam Fayyad, ricevendo una delegazione di vescovi nordamericani ed europei accompagnati dal patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal e da altri ecclesiastici di Terra Santa.

Fayyad ha illustrato il percorso che il suo governo sta perseguendo per porre le basi del nuovo Stato e ha ringraziato per il ruolo che le istituzioni ecclesiastiche rendono alla società, soprattutto nel campo dell’istruzione.

Il premier si è rammaricato per l’emigrazione dei cristiani, ma ha anche fatto osservare che nel 2009 sono rientrati nei Territori Palestinesi più connazionali di quanti abbiano scelto di emigrare. Se confermato, il dato potrebbe essere letto come un segnale di fiducia nel futuro. Fayyad non ha nascosto le difficoltà ancora presenti, ma ha detto di voler alimentare un clima di speranza.

La delegazione internazionale ricevuta a Ramallah era espressione del Coordinamento per la Chiesa in Terra Santa, creato nel 1998 – per volere della Santa Sede – tra le conferenze episcopali europee e quelle di Stati Uniti e Canada. Ogni anno, solitamente in gennaio, un gruppo di vescovi si reca a Gerusalemme per una settimana di lavori, riflessioni e incontri con le Chiese locali e varie personalità della cultura e della politica. L’undicesimo viaggio si è aperto l’8 gennaio scorso per concludersi ieri, 13 gennaio. Vi ha preso parte una trentina di persone, tra cui una decina di vescovi e vari laici, funzionari e giornalisti, che lavorano alle dipendenze delle conferenze episcopali coinvolte.

Numerosi gli interlocutori e gli incontri della delegazione in queste giornate di studio. Domenica 9, giorno in cui la liturgia latina celebra il battesimo di Gesù, i vescovi si sono recati in pellegrinaggio al fiume Giordano. Alcuni di loro hanno anche sostato nella parrocchia di Gerico, celebrando la Messa festiva con la comunità locale, affidata alla cura pastorale dei frati minori della Custodia di Terra Santa.

Lunedì mattina, in una sala del convento francescano di San Salvatore, a Gerusalemme, si è entrato nel vivo delle riflessioni. Tema portante, lo stesso messo al centro del recente Sinodo sul Medio Oriente: la comunione e la testimonianza dei cristiani in quella regione.

Nell’indirizzo di benvenuto, mons. Twal ha osservato che il suo popolo «ha perso fiducia nei discorsi e nelle visite dei Vip politici e religiosi. Ha bisogno di vedere passi avanti concreti sul terreno, verso una maggiore giustizia, pace e dignità. Ha bisogno di vederci più impegnati. Ci angosciano i due opposti estremismi: quello islamico che attacca le nostre chiese e i nostri fedeli, e quello delle destre israeliane, che invadono sempre di più Gerusalemme, cercando di farne una città unicamente ebraico-giudaica, escludendo le altre fedi». Il patriarca ha aggiunto che c’è bisogno di dialogare di più con la società civile israeliana e con i movimenti di sinistra e l’opinione pubblica, così da poter spiegare le proprie ragioni e premere sul governo di Israele perché lavori per la pace.

Nella stessa giornata, i delegati hanno ascoltato le relazioni di Mounib Younan, vescovo luterano di Gerusalemme e presidente della Federazione luterana mondiale, e di padre Frans Bouwen, direttore della rivista Proche Orient Chrétien, entrambe dedicate all’ecumenismo nella quotidianità della Terra Santa. Tutti sono poi stati ricevuti dal patriarca greco-ortodosso Teofilo III.

Nel corso dei lavori è intervenuto anche il nunzio presso Israele e delegato apostolico a Gerusalemme, mons. Antonio Franco. che ha riferito sui negoziati che la Santa Sede ha in corso, su due diversi tavoli, con Israele e con l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). Hanno anche preso la parola il vicario patriarcale per i cattolici ebreofoni, padre David Neuhaus, e il patriarca latino emerito, mons. Michel Sabbah, che hanno parlato rispettivamente dei rapporti dei cristiani di Terra Santa con gli ebrei e di quelli con i musulmani (dell’intervento di Sabbah riferiamo a parte).

Il comunicato finale dei lavori del Coordinamento, emesso ieri mattina a Gerusalemme, recita tra l’altro: «Noi crediamo che ogni visita in Terra Santa porti benefici sia ai pellegrini sia alla popolazione che vive qui, specialmente alla comunità cristiana. (…) Anche questo nostro soggiorno in Terra Santa ci ha cambiato. Ripartiamo con un rinnovato impegno a pregare con e per i nostri fratelli vescovi, la comunità cristiana e tutti i popoli della Terra Santa. Ci impegniamo a pregare per una pace giusta e per i passi necessari a proteggere le vite, la dignità, i diritti e la libertà religiosa di tutti nel Medio Oriente. Vogliamo incoraggiare anche i pellegrinaggi che visitano la terra in cui Gesù camminò e la popolazione che continui a vivere la propria fede».

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