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Sinodo, il contributo di Pax Romana

Terrasanta.net
12 ottobre 2010
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La scorsa settimana, a Roma, s'è svolto un laboratorio organizzato dal movimento internazionale di intellettuali cattolici Pax Romana sui temi del Sinodo per il Medio Oriente. Il documento finale elaborato dai partecipanti è stato consegnato ai padri sinodali. Ve ne offriamo una sintesi.


(Roma/s.e.) – «È tempo che tutti i cristiani del mondo, e in particolare quelli delle Chiese occidentali, manifestino visibilmente la loro solidarietà verso i fratelli del Medio Oriente». Così il presidente nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic), Carlo Cirotto, ha presentato sabato scorso, 9 ottobre, a Roma il documento finale del laboratorio di Pax Romana sul Sinodo per il Medio Oriente. «Dobbiamo sollecitare sempre di più una presa di coscienza sulla loro situazione – ha proseguito Cirotto –, abbiamo l’obbligo morale di richiamare l’attenzione della nostra opinione pubblica nei confronti di quella realtà».

Una cinquantina di esponenti del movimento cattolico internazionale, al quale per l’Italia aderisce il Meic, si sono riuniti per quattro giorni, la scorsa settimana, per discutere e approfondire le questioni all’ordine del giorno del Sinodo. Il risultato è una dichiarazione, articolata in diversi punti, consegnata a tutti i padri sinodali. Alcuni di essi hanno anche preso parte personalmente al laboratorio, così come alcuni esperti e uditori, sia laici che consacrati. «Siamo molto contenti del risultato di questi giorni – ha detto Lawrencia Kwark, coreana, segretaria generale di Pax Romana – perché il documento finale rappresenta la sintesi dell’apporto di tutti i partecipanti, cristiani laici, professionisti e intellettuali, provenienti dalla regione mediorientale ma non solo. Tutta la Chiesa è chiamata a partecipare alla riuscita del Sinodo e questo è il nostro contributo».

Ecco i punti principali sviluppati dalla dichiarazione di Pax Romana.

Diritti per tutti. «Il Sinodo – si legge nel testo – contribuirà a far progredire il rispetto dei diritti e delle libertà in Medio Oriente», facendo leva sui «diritti sanciti dalle convenzioni internazionali, per andare al di là della semplice tolleranza dei cristiani o delle altre minoranze» e per frenare discriminazioni ed emigrazione «di tutti, non solo dei cristiani».

«Reciprocità», non ritorsione. Avanti con prudenza sulla questione della «reciprocità», ovvero sul «domandare a certi Paesi del Medio Oriente di rispettare le minoranze, comprese quelle cristiane, così come in Europa altri Paesi rispettano le loro minoranze, comprese quelle musulmane». Un «valore politico», secondo Pax Romana, convinta che «le libertà sono contagiose», ma non «un argomento di reciprocità giuridica»: trattare i musulmani in Europa come sono trattati alcuni cristiani in Medio Oriente significherebbe «distruggere i valori di libertà e diritto».

La sfida dell’immigrazione per lavoro e Chiesa. Davanti all’enorme flusso di migrazioni che caratterizza la regione, Pax Romana raccomanda al Sinodo di «richiamare al rispetto delle convenzioni internazionali per garantire un lavoro decente» e di cogliere la ricchezza che viene dalla presenza dei migranti «per edificare una Chiesa globale, per essere il laboratorio dove si costruisce la Chiesa di domani».

Azione sociale universale. La Chiesa, presente in Medio Oriente con «numerosi servizi per il bene della popolazione, in particolare nel campo dell’educazione, della salute, dei media e dei servizi sociali», deve sfuggire alla «tentazione di un ripiegamento comunitaristico» e «affermare chiaramente» che è «il servizio universale alla società» che rivela «il vero volto della Chiesa».

Ecumenismo, più impegno. Riconosciuto che «l’ecumenismo non è opzionale e fa parte della missione essenziale della Chiesa», «non ci si può rassegnare all’attuale “fatica ecumenica” o alle cristi che affliggono “l’ecumenismo istituzionale”», ma «rinnovare l’impegno dei cattolici», che sono minoranza «anche nel cristianesimo del Medio Oriente».

Dialogo con l’islam, «apertura culturale». «Il Sinodo è un’opportunità di riscoprire il patrimonio orientale e in particolare arabo, sotto tutti gli aspetti, politico, sociale, culturale e spirituale». Il laboratorio raccomanda «l’importanza del dialogo culturale e intellettuale» con il mondo islamico, per portare ad una «apertura culturale» che rompa l’isolamento di «un posto ancora insufficiente del mondo arabo nella società civile internazionale».

Una visione politica per il futuro. Per uscire dal conflitto mediorientale «è necessario – spiega il documento – sviluppare una visione per l’avvenire della regione, per tutti i suoi abitanti» anche per «abbandonare l’attitudine a rimanere nella posizione delle vittime». I cristiani devono lavorare per «aspirare a regimi democratici» e a uno «Stato di diritto capace di assicurare alla popolazione i servizi essenziali», rafforzando «il dialogo con i musulmani e gli ebrei di buona volontà».

L’ora della solidarietà. Pax Romana, che «ha fatto propri i contenuti e le raccomandazioni del Documento Kairos Palestina» (un testo elaborato da un folto gruppo di cristiani palestinesi e pubblicato nel dicembre scorso – ndr), sostiente che «i cristiani del Medio Oriente vivono un momento di verità»: «è l’ora che i cristiani del mondo intero manifestino la loro solidarietà, prendano le parti delle vittime e aprano strade per il futuro».

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