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Peggiora lo stato del fiume Giordano

Gioia Reffo
10 maggio 2010
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Peggiora lo stato del fiume Giordano
Un tratto del fiume Giordano.

Un ruscello di acqua salmastra, destinato a prosciugarsi nel 2011. Lo stato di salute del fiume Giordano non potrebbe essere più malandato. A lanciare un nuovo allarme è l’associazione Amici della Terra Medio Oriente (Foeme) che il 3 maggio scorso ha presentato ad Amman due studi dettagliati. Inquinamento, uso agricolo e alta percentuale di sale nell’acqua le principali cause del degrado.


(Milano) – Un ruscello di acqua salmastra, destinato a prosciugarsi nel 2011. Lo stato di salute del fiume Giordano non potrebbe essere più malandato. A lanciare un nuovo allarme è l’associazione Amici della Terra Medio Oriente (Foeme) che il 3 maggio scorso ha presentato ad Amman due studi dettagliati. Inquinamento, uso agricolo e alta percentuale di sale nell’acqua le principali cause del degrado.

Nel corso degli anni, più del 98 per cento del corso del Giordano è stato deviato da Israele, Siria e Giordania e quello che rimane del fiume dove fu battezzato Gesù non si può certo considerare benedetto. «Non è accettabile uno stato del genere per un fiume conosciuto in tutto il mondo» spiega Gidon Bromberg, direttore di Foeme per Israele indicando l’acqua maleodorante. Un paio di chilometri a sud del Mare di Galilea una diga interrompe la corrente. Pochi metri più avanti l’acqua salmastra si getta in un flusso di schiuma marrone che scenderà fino al luogo dove migliaia di pellegrini cristiani si immergono ogni anno.

Israele, Giordania, Siria e Cisgiordania le terre attraverso cui si snodano i 217 chilometri del Giordano e dei suoi affluenti. Una linea blu che unisce il Mare di Galilea col Mar Morto e dove circa 340 mila persone riversano le acque di scolo dei propri insediamenti. Paradossalmente se l’immissione di acqua reflue cessasse, le condizioni del fiume potrebbero peggiorare, avvertono gli ambientalisti. Senza misure adeguate infatti aumenterebbe la salinità. Per l’associazione immettere una gran quantità di acqua dolce nel fiume è la soluzione migliore. «Abbiamo perso almeno il 50 per cento della biodiversità del fiume a causa della deviazione quasi totale di acqua dolce – sostiene Munqeth Mehyar, direttore giordano di Foeme – sarebbero necessari circa 400 milioni di metri cubi di acqua per riportare il fiume allo stato originario».

Un tempo la portata del Giordano raggiungeva 1,3 miliardi di metri cubi all’anno, ora si stima che nel Mar Morto non arrivino nemmeno 30 milioni di metri cubi. Secondo il rapporto, Israele, Siria e Giordania devono restituire una più alta percentuale di acqua pulita al fiume malato. Gestire meglio e insieme le risorse del Medio Oriente potrebbe essere il primo passo per assicurare la pace ai territori bagnati dal Giordano.

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