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L’ambasciatore in Vaticano: il Papa a Cipro, una protesta contro l’occupazione turca

Edward Pentin
14 maggio 2010
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L’ambasciatore in Vaticano: il Papa a Cipro, una protesta contro l’occupazione turca
Nicosia. Uno degli accessi alla zona cuscinetto dell'Onu che separa i quartieri turchi da quelli greci, dividendo in due la capitale di Cipro. (foto G. Sandionigi)

Mentre Cipro si prepara ad accogliere il Papa, che visiterà l’isola dal 4 al 6 giugno prossimi, l’ambasciatore di Nicosia presso la Santa Sede, George Poulides, parla a Terrasanta.net dei preparativi in corso e delle speranze che nutre il suo governo. Secondo il diplomatico, la semplice presenza del Papa costituirà una «vigorosa protesta» contro l’occupazione turca del nord dell’isola.


(Roma) – Mentre Cipro si prepara ad accogliere il Papa, che visiterà l’isola dal 4 al 6 giugno prossimi, l’ambasciatore di Nicosia presso la Santa Sede, George Poulides, parla a Terrasanta.net dei preparativi in corso e delle speranze che nutre il suo governo. Secondo il diplomatico, la semplice presenza del Papa costituirà una «vigorosa protesta» contro l’occupazione turca del nord dell’isola. Il viaggio papale, dice Poulides, porrà ancora una volta in evidenza la vocazione di Cipro ad essere uno snodo cruciale per il miglioramento delle relazioni tra cristiani e musulmani in Medio Oriente.

Signor ambasciatore, quali sono le speranze del governo della Repubblica di Cipro circa l’imminente visita papale?
Il governo di Cipro considera la visita di Papa Benedetto XVI un importante gesto di amicizia del Pontefice nei confronti di Cipro. Il Pontefice ha voluto accettare gli inviti rivoltigli dal presidente della Repubblica Demetris Christofias e dall’arcivescovo Chrysostomos II nel corso delle loro visite in Vaticano. Penso che sia evidente che con questo viaggio Papa Benedetto XVI intende inviare un segnale di pace e giustizia al popolo cipriota e un messaggio di incoraggiamento e sostegno agli sforzi che il governo della Repubblica di Cipro sta compiendo per giungere alla riunificazione dell’isola e alla fine dell’occupazione militare turca su quasi il 37 per cento del territorio. In tutti questi anni, dall’invasione turca del 1974 in poi, la Santa Sede e tutti i Pontefici che si sono succeduti sono stati nobili difensori del diritto internazionale e hanno chiesto ripetutamente e con grande coerenza l’applicazione delle numerose risoluzioni delle Nazioni Unite che condannavano l’intervento turco.
La visita del Pontefice ha poi anche un significato pastorale. A Cipro ci sono due piccole ma importanti comunità cattoliche – i latini e i maroniti – ognuna delle quali ha un proprio rappresentante nella Camera dei rappresentanti (il Parlamento). Nondimeno a Cipro c’è una significativa maggioranza ortodossa, rappresentata dalla Chiesa di Cipro. Una Chiesa che non solo prende parte attiva al dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica, ma che lo scorso anno ha anche ospitato la Commissione mista internazionale che sta trattando una questione cruciale per l’unità dei cristiani come quella del primato del vescovo di Roma. La visita del Papa riconosce la grande importanza del contributo della Chiesa di Cipro al dialogo coi cattolici. C’è infine un terzo elemento: a Cipro il Pontefice consegnerà ai vescovi e alle comunità cattoliche del Medio Oriente l’Instrumentum laboris del Sinodo sul Medio Oriente che si svolgerà in autunno. Cipro sarà così, ancora una volta, un punto focale degli sforzi dei cristiani nel favorire la pace nella tormentata regione mediorientale. Si tratta di un evento di grande importanza perché non si riduce alle questioni politiche ma si allarga al tema cruciale delle relazioni tra cristiani – nel loro complesso – e musulmani, laddove questi ultimi rappresentano la maggioranza della popolazione.

Quanto sono importanti per Cipro le relazioni con la Santa Sede, anche considerando l’attuale leadership comunista alla guida del Paese?
Non vedo come il presidente Christofias, capo dell’Akel, il maggiore partito politico di sinistra a Cirpo, potrebbe influenzare negativamente le eccellenti relazioni che intercorrono tra Cipro e la Santa Sede. Il capo dello Stato si professa credente, ma anche se non lo fosse, posso assicurare che i rapporti con il Vaticano rimarrebbero eccellenti. In generale, nel mondo ortodosso non c’è una tradizione anticlericale, e a Cipro in particolare non esiste affatto. Al contrario! Basti ricordare che il nostro primo presidente al momento dell’indipendenza del Paese (raggiunta nel 1960 – ndr) fu l’arcivescovo Makarios III, che era anche il capo della Chiesa di Cipro, considerato da tutti come «etnarca», cioè guida della nazione. Makarios godeva del convinto sostegno dell’Akel e di altre fazioni di sinistra. E ciò potè accadere perché per molti secoli, e specialmente sotto la dominazione ottomana dell’isola, la Chiesa di Cipro ha esercitato un’importante influenza sulle questioni politiche e sociali, guadagnandosi anche il rispetto di coloro che professavano altre fedi o non aderivano ad alcuna. A oltre trent’anni dall’invasione turca vada a visitare le moschee che si trovano nel territorio della Cipro libera: tutte sono state restaurate e mantenute in perfette condizioni per i loro fedeli, siano essi turco-ciprioti o musulmani immigrati. Tutto ciò in contrasto con quanto accade nel territorio occupato (dalle forze armate turche), dove chiese e monasteri sono stati saccheggiati, distrutti o trasformati in stalle, alberghi o magazzini. Una devastazione che in molteplici occasioni è stata denunciata dalla Chiesa cattolica.

Pensa che la visita del Papa potrà contribuire alla riconciliazione con la Cipro del Nord?
L’influenza morale del Papa è enorme. Il Pontefice porta un messaggio di pace e giustizia che travalica i confini del mondo cristiano. La sua semplice presenza sulla nostra isola ferita costituirà una vigorosa protesta contro l’ingiustizia e la violenza che il popolo cipriota ha dovuto subire con l’occupazione turca. La Chiesa cattolica lo sa bene: la comunità maronita soffre per l’occupazione turca tanto quanto gli altri cristiani. Gli abitanti dei villaggi maroniti che si trovano nelle zone occupate devono sopportare ogni giorno oppressione e minacce volte a farli abbandonare le loro case, così come sono stati costretti a fare centinaia di migliaia di altri cristiani e greco-ciprioti prima di loro. Il messaggio di pace del Pontefice non sarà tuttavia indirizzato solo ai cristiani di Cipro. Può suonare strano, ma anche una larga parte della comunità turco-cipriota attende questa visita con grande attenzione. Non se ne parla spesso, ma la verità è che nei territori occupati del Nord restano pochissimi turco-ciprioti. La maggioranza della popolazione attuale è costituita da militari turchi e da coloni illegalmente trasferitisi dall’Anatolia. Prevale un’atmosfera di violenza e abuso di potere. Abbiamo anche assistito a omicidi di stampo terroristico di giornalisti turco-ciprioti sgraditi. Si usa dire che tutto ciò ha indotto molti turco-ciprioti a «votare andandosene»; sono fuggiti, immigrando soprattutto in Gran Bretagna. Per questo guardano alla visita del Papa con la speranza che Ankara consenta loro di decidere del proprio futuro.

Quali preparativi sono in corso per accogliere il Papa?
Sono preparativi ormai febbrili. Il governo, la Chiesa ortodossa e la comunità cattolica stanno lavorando a tempo pieno per questo importante evento. Ci aspettiamo non solo una vasta mobilitazione di tutti i ciprioti, ma anche l’afflusso di centinaia di giornalisti da ogni parte del mondo. Inoltre dai Paesi vicini del Medio Oriente arriveranno molti fedeli insieme con i loro vescovi. Tutti potranno vedere il Pontefice da vicino e ascoltare le sue parole. Evidentemente le misure di sicurezza saranno particolarmente severe, con tutte le forze di sicurezza cipriote in stato d’allerta.

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