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Un Mossad da reality

22/02/2010  |  Milano
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Anche in Israele, ormai, sono ben pochi a dubitare che fossero uomini del Mossad (il servizio di intelligence israeliano) quelli che il 20 gennaio scorso, in un albergo di Dubai, hanno ucciso Mahmoud al-Mabhouh, uno dei capi militari di Hamas. Un'operazione dalle modalità particolarmente spregiudicate, dal momento che gli uomini del commando hanno utilizzato passaporti falsi intestati a ignari cittadini britannici, francesi, tedeschi e irlandesi transitati dall'aeroporto di Tel Aviv. Non sorprende - dunque - che anche sui quotidiani di Gerusalemme se ne parli parecchio.


Anche in Israele, ormai, sono ben pochi a dubitare che fossero uomini del Mossad (il servizio di intelligence israeliano) quelli che il 20 gennaio scorso, in un albergo di Dubai, hanno ucciso Mahmoud al-Mabhouh, uno dei capi militari di Hamas. Un’operazione dalle modalità particolarmente spregiudicate, dal momento che gli uomini del commando hanno utilizzato passaporti falsi intestati a ignari cittadini britannici, francesi, tedeschi e irlandesi che (guarda caso) erano transitati dall’aeroporto Ben Gurion. Non sorprende – dunque – che anche sui quotidiani di Gerusalemme se ne parli parecchio.

Chi si dimostra, come al solito, più realista del re è – nel blog che tiene sul sito del Jerusalem Post – Alan Dershowitz, giurista americano, autore di una serie di libri molto popolari sulle «ragioni di Israele». Anche in questo caso – «sempre ammesso che sia stato il Mossad a uccidere al-Mabhouh» – secondo lui Israele ha fatto bene e anche dal punto di vista legale questa operazione è molto meno indifendibile di quanto sembri. Il ragionamento di Dershowitz è molto interessante: al-Manouh, come capo militare di Hamas, era una minaccia. E come facciamo a combattere Hamas? Se attacchiamo Gaza, come abbiamo fatto l’anno scorso, poi arrivano complicazioni tipo il rapporto Goldstone. Quindi «moralmente e legalmente» sono molto meglio operazioni mirate tipo quella che il Mossad avrebbe messo in atto a Dubai. Due annotazioni. La prima: Dershowitz scrive «lascio ad altri, più competenti di me, stabilire se fosse strategicamente la cosa più giusta da fare»; se è così poco competente nell’analisi politica verrebbe da chiedersi sulla base di che cosa scriva i suoi libri… La seconda: nel suo articolo Dershowitz non dedica una parola alla questione del furto di identità, che è un fatto molto grave ed è l’elemento più controverso di tutta l’operazione. Niente male per un giurista che da sempre si proclama uno strenuo difensore dei diritti civili (evidentemente non dei passeggeri che transitano dall’aeroporto Ben Gurion).

Su Yediot Ahronot sceglie invece il registro dell’ironia Assaf Gefen. Concentrandosi su un altro aspetto controverso della vicenda: il fatto che gli uomini del commando siano stati filmati dalle telecamere a circuito chiuso dell’albergo dove è avvenuto l’omicidio. Si è detto che il Mossad in questo modo avrebbe commesso un’incredibile leggerezza, rendendo così identificabili questi suoi agenti segreti. Gefen ribalta la tesi: sostiene che era tutto voluto, perché finalmente anche il Mossad si sta adeguando agli standard dei reality show. «Sì, è vero – commenta ironicamente Gefen -, adesso le identità di questi agenti sono bruciate e le star del videoclip non potranno più continuare a lavorare per il Mossad. Ma come tutti gli altri esuli da reality show potranno mettere la loro fama e la loro esperienza al servizio di cause più nobili: campagne pubblicitarie, lancio di nuove linee di cosmetici; con l’aiuto di un buon agente potrebbero persino condurre un programma sulla moda su Channel 10».

Gideon Levy su Haaretz, si pone infine la domanda a nostro avviso più seria: ma dopo l’uccisione di al-Mabhouh Israele è un posto più sicuro? «Il suo posto sarà preso da qualcun altro – risponde Levy – che probabilmente si dimostrerà ancora più pericoloso». È già successo, ricorda l’editorialista di Haaretz: «Abbiamo eliminato Abbas al-Musawi? Ben fatto Israel Defence Force. In cambio abbiamo avuto Hassan Nasrallah. Abbiamo ucciso Ahmed Yassin? Ottimo lavoro, Shin Bet Security Service. Abbiamo fatto diventare Hamas molto più forte. Abbiamo eliminato Abu Jihad? Bel lavoro delle forze speciali Sayeret Matkal (ovviamente stando a quanto ci hanno raccontato i giornali stranieri). Abbiamo ucciso un potenziale partner, relativamente moderato e carismatico. E come bonus abbiamo ottenuto attacchi come quelli per cui l’«ingegnere» Yihyeh Ayash poi è stato ucciso». È una sequenza di fatti a cui – al di là di tutti i ragionamenti possibili – anche chi si ostina a difendere questo tipo di operazioni, dovrebbe cominciare a rispondere.

Clicca qui per leggere l’articolo di Alan Dershowitz sul sito del Jerusalm Post
Clicca qui per leggere l’articolo di Assaf Gefen su Yediot Ahronot
Clicca qui per leggere l’articolo di Gideon Levy sul sito di Haaretz

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