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Da Tulkarem a Firenze per un triennio di studi

02/01/2010  |  Milano
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Da Tulkarem a Firenze per un triennio di studi
I quattro studenti palestinesi dell'Itis Leonardo Da Vinci ritratti a Tulkarem con il preside Massimo Batoni (al centro), una docente dell'istituto e un dirigente scolastico palestinese.

Alaa, Ihab, Mohammed e Maheb sono quattro sedicenni palestinesi. Arrivano da Tulkarem, nord-ovest della Cisgiordania, e dal settembre scorso si trovano a Firenze per diventare periti chimici-biologici. Un'esperienza di studio che durerà tre anni e che è il cuore del Progetto Tulkarem, un'articolata iniziativa che ha messo insieme una scuola superiore fiorentina (l'Itis Leonardo da Vinci), istituzioni, associazioni e imprese toscane, e il governatorato della cittadina palestinese. Il preside del da Vinci ci racconta come è nato il progetto.


Si chiamano Alaa, Ihab, Mohammed e Maheb: sono quattro sedicenni palestinesi, arrivano da Tulkarem, nord-ovest della Cisgiordania, e dal settembre scorso si trovano a Firenze per diventare periti chimici-biologici. Un’esperienza di studio che durerà tre anni e che è il cuore del Progetto Tulkarem, un’articolata iniziativa che ha messo insieme una scuola superiore fiorentina, istituzioni, associazioni e imprese toscane, e il governatorato della cittadina palestinese.

La scuola in questione è il Leonardo da Vinci, un istituto tecnico industriale (Itis) dalla storia particolare: fino al 2007 era una delle pochissime scuole di competenza non ministeriale ma comunale, dato che proprio il comune di Firenze l’aveva fondata ai primi del Novecento (l’istruzione tecnica nemmeno esisteva) come supporto formativo al quartiere, che è quello dove sorgono gli storici impianti del Pignone e della Galileo. Una vocazione, quella del servizio al territorio, che è anche alla base del progetto di cooperazione con la Palestina. «Intorno a Tulkarem – racconta a Terrasanta.net il preside Massimo Batoni – c’è una grossa area industriale israeliana. Un polo chimico, per la precisione, dal forte impatto ambientale sulla città, a causa dell’inquinamento prodotto dalle fabbriche. È per questo che in città hanno bisogno di chimici biologici, professionisti specializzati nel controllo di alimenti e acqua. È da questa esigenza che è nata la collaborazione con il da Vinci».

Il primo contatto, continua il dirigente scolastico, è avvenuto attraverso un ex insegnante dell’istituto: «Un docente che fa parte dell’Associazione di amicizia italo-palestinese e che ci ha contattato per proporci questa particolare "adozione". Siamo partiti da lì e poi abbiamo iniziato a costruire tutta l’iniziativa».

Il progetto prevede, in sostanza, una borsa di studio triennale per i quattro studenti palestinesi, selezionati in base a un protocollo tra il Leonardo da Vinci e l’ufficio scolastico del governatorato di Tulkarem firmato la scorsa estate in Palestina. Il criterio è stato quello di premiare quattro giovani di ottime capacità con una situazione finanziaria familiare disagiata, tale da non permettere loro la continuazione degli studi in patria. Ai quattro ragazzi è stata offerta l’iscrizione agli ultimi tre anni del percorso di istruzione superiore italiano, l’ospitalità e la copertura delle spese personali e di viaggio da e verso casa. Le spese (60mila euro all’anno) sono state finanziate, in misure diverse, dai molti partner dell’iniziativa. Continua Batoni: «Abbiamo coinvolto la Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze, l’Associazione di amicizia italo-palestinese onlus, la Caritas diocesana, l’Unicoop, l’Associazione degli Ingegneri senza Frontiere onlus, l’Anpas, e l’Ataf, l’azienda fiorentina dei trasporti pubblici. Ognuno ha offerto qualcosa: la Caritas, per esempio, ha messo a disposizione l’appartamento dove i ragazzi vivono da soli, anche se naturalmente sono seguiti da vicino dai docenti. E poi gli studenti sono supportati anche dalla Comunità palestinese in Toscana, rappresentata dal sacerdote melchita Giulio Brunella».

A tre mesi dall’avvio dell’esperienza, il bilancio del preside è molto positivo: «I ragazzi hanno già acquisito, dopo il primo corso intensivo, buone capacità di comprensione della lingua italiana, e saranno presto in grado di esprimersi in maniera accettabile nella nostra lingua». E l’integrazione con gli studenti italiani? «Procede senza problemi. Il resto della classe li ha accolti benissimo. D’altra parte l’arrivo dei quattro palestinesi era stato preparato accuratamente dal corpo insegnante. In più, tra febbraio e marzo nove ragazzi italiani saranno coinvolti nel progetto Il cuore si scioglie promosso dalla fondazione fiorentina Giovanni Paolo II e andranno a visitare Gerusalemme, Betlemme e Tulkarem, per conoscere di persona i luoghi d’origine dei loro compagni».

Nel frattempo, l’Itis pensa già al dopo, cioè a quando i quattro studenti palestinesi rientreranno nei Territori. Batoni ha un altro progetto nel cassetto: «I contatti stanno andando avanti, vorremmo che il legame tra il nostro istituto e la comunità di Tulkarem diventasse stabile, favorendo la realizzazione di un laboratorio nel quale mettere a frutto le competenze acquisite qui da noi».

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