Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Il Monte Carmelo e le «api del Signore»

Edoardo Arborio Mella
30 settembre 2009
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Il monte Carmelo è presentato nella Bibbia (2Re 4) come la dimora, almeno temporanea, del profeta Eliseo; ma la tradizione lo lega anche al profeta Elia, che lì visse due momenti della sua attività (1Re 18): il massacro dei profeti di Baal e l’invocazione della pioggia su Israele. In particolare Elia ha nella tradizione cristiana un posto importante: è modello di vita profetica, è uno dei due testimoni di Ap 11,3, è il predicatore che verrà negli ultimi tempi per portare a Dio il resto d’Israele, è esempio di fuga dal mondo, di verginità e di preghiera, precursore quindi, assieme a Eliseo e Giovanni Battista, della vita monastica.

Già in epoca bizantina è testimoniata una certa presenza monastica sul Carmelo: luogo appartato, boscoso e ricco d’acqua, esso vi si prestava egregiamente. Con l’avvento del regno crociato vi posero la loro dimora gruppi di eremiti, che a un certo punto sentirono il bisogno di chiedere al patriarca (latino) di Gerusalemme Alberto una norma di vita (inizio sec. XIII). Questa, approvata poi dai Papi con successive precisazioni e modifiche, divenne la prima regola del futuro ordine carmelitano.

Fin dall’inizio fu forte tra gli eremiti del Carmelo la devozione alla Vergine Maria, che in quei decenni si andava sviluppando in tutto l’Occidente latino. A Maria venne dedicata la chiesa della comunità, e tale devozione rimase sempre patrimonio dell’ordine: sì che i nomi Carmelo/a, Carmen, Carmine sono considerati nomi mariani. Poco a poco inoltre, probabilmente per influenza del luogo, sorse tra gli eremiti anche una devozione al profeta Elia, che divenne il secondo polo della spiritualità carmelitana. Forse anche per ottenere dai papi l’accettazione della loro forma di vita si diffuse fra loro e ad opera loro l’idea che dai tempi di Elia fosse sempre esistita sul monte una presenza eremitica, di cui essi erano solo gli ultimi frutti. I carmelitani divennero così figli di Elia e fratelli di Maria. Lo storico Giacomo di Vitry (inizio sec. XIII) dice che essi «sull’esempio e per imitazione del santo uomo e solitario profeta Elia… conducevano vita solitaria in alveari di piccole cellette, quali api del Signore producenti dolcezza di miele spirituale». Con l’indebolirsi del regno crociato gli eremiti cominciarono a lasciare i luoghi del loro insediamento. Gli ultimi rimasti furono trucidati dai musulmani vincitori. L’ordine carmelitano perdette sempre più la sua fisionomia originaria e divenne un ordine mendicante dell’Europa latina, con predicazione e apostolato. Subì ulteriori riforme, soprattutto nel sec. XVI a opera di Giovanni della Croce e Teresa d’Avila. Tuttavia non dimenticò mai le sue origini mediorientali, e nel 1631 tornò sui luoghi della sua nascita.

Oggi sono visibili in una stretta valle a sud del monte le rovine del primo monastero, con un arco gotico rivelatore dell’epoca. Vi è poi la grande costruzione dedicata a Maria Stella Maris che ingloba nella chiesa una grotta, tradizionale dimora di Elia. Poco sotto un’altra grotta legata anch’essa al ricordo di Elia è ora luogo santo ebraico. In cima al monte, all’estremità orientale, nel luogo del massacro dei profeti di Baal vi è un conventino isolato con vista spaziante su tutta la bassa Galilea. Nella sottostante città di Haifa una terza comunità carmelitana regge la parrocchia latina cui è annessa anche una scuola, e possiede una seconda chiesa in città. Vi è infine un monastero femminile.

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