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Il Papa a Gerusalemme fa visita ai patriarchi greco e armeno

15/05/2009  |  Gerusalemme
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L'esortazione a testimoniare insieme ciò che unisce e non quello che divide. L'impegno ad imprimere nuovo slancio al dialogo teologico tra le Chiese sorelle; la sfida che insieme le Chiese di Gerusalemme devono assumersi. Sono stati i temi tocati questa mattina, 15 maggio, da Benedetto XVI nei suoi due incontri al patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, e a quello armeno dove è stato ricevuto, rispettivamente, da Teofilo III e da Torkom II Manoukian. 


L’esortazione a testimoniare insieme ciò che unisce e non quello che divide. L’impegno ad imprimere nuovo slancio al dialogo teologico tra le Chiese sorelle; la sfida che insieme le Chiese di Gerusalemme devono assumersi: «Allevare ed educare una nuova generazione di cristiani ben formati ed impegnati, solleciti nel desiderio di contribuire generosamente alla vita religiosa e civile di questa città unica e santa».

Questa mattina, alle 9.15, Benedetto XVI si è recato in visita al patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, dove è stato ricevuto da Teofilo III, che già era andato ad accogliere il Pontefice all’aeroporto di Amman, all’inizio del suo pellegrinaggio in Terra Santa l’8 maggio. Il Papa ha percorso in automobile la strada che dalla Porta di Jaffa entra nel cuore del quartiere cristiano di Gerusalemme. Giunto sotto l’arcata che protegge l’ingresso del patriarcato greco e salito lo scalone d’onore, il Papa è stato accolto dal santo sinodo della Chiesa greca in Gerusalemme. Un incontro, secondo le parole del Santo Padre, «a lungo desiderato».

La visita è iniziata con un ricordo di quelle dei predecessori di Ratzinger in Terra Santa, e degli incontri ecumenici che hanno segnato la storia delle relazioni tra Chiesa cattolica e Chiesa greco-ortodossa: Papa Paolo VI con il patriarca ecumenico Atenagora I; Papa Giovanni Paolo II con il patriarca Diodoros. «Questi incontri – ha detto il Papa -, in essi comprendendo la mia visita odierna, sono di grande significato simbolico. Essi ricordano che la luce da Oriente ha illuminato il mondo intero sin dal momento stesso in cui un “sole che sorge” venne a visitarci e ci rammentano anche che da qui il Vangelo venne predicato a tutte le nazioni». Di qui la speranza che «il nostro odierno incontro possa imprimere nuovo slancio ai lavori della Commissione internazionale congiunta per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, aggiungendosi ai recenti frutti di documenti di studio e di altre iniziative congiunte».

La testimonianza della pace e della riconciliazione della Chiesa costituiscono oggi una sfida che riguarda tutti: «Nello stendere le braccia sulla croce, Gesù ha rivelato la pienezza del suo desiderio di attirare ogni persona a sé, raccogliendoli tutti insieme in unità. Alitando il suo Spirito su di noi, ha rivelato il suo potere di renderci capaci di partecipare alla sua missione di riconciliazione. In quell’alito, mediante la redenzione che unisce, sta la nostra missione! Non meraviglia, perciò, che sia precisamente in presenza del nostro ardente desiderio di portare Cristo agli altri, di render noto il suo messaggio di riconciliazione, che noi sperimentiamo la vergogna della nostra divisione. Tuttavia, inviati nel mondo, resi saldi dalla forza unificante dello Spirito Santo, chiamati ad annunciare la riconciliazione che attira ogni uomo a credere che Gesù è il Figlio di Dio, noi dobbiamo trovare la forza di raddoppiare il nostro impegno per perfezionare la nostra comunione, per renderla completa, per recare comune testimonianza all’amore del Padre, che invia il Figlio affinché il mondo conosca il suo amore per noi».

Alle Chiese di Gerusalemme tocca la speciale missione di testimoniare insieme, nel luogo dove Cristo ha donato la sua vita ed è risorto per la salvezza di tutti gli uomini. «La priorità fondamentale di ogni leader cristiano è di nutrire la fede degli individui e delle famiglie affidati alle sue premure pastorali. Questa comune preoccupazione pastorale farà sì che i vostri incontri regolari siano contrassegnati dalla sapienza e dalla carità fraterna necessarie per sostenervi l’un l’altro e per affrontare tanto le gioie quanto le difficoltà particolari che segnano la vita della vostra gente. Prego perché si comprenda che le aspirazioni dei cristiani di Gerusalemme sono in sintonia con le aspirazioni di tutti i suoi abitanti, qualunque sia la loro religione: una vita contrassegnata da libertà religiosa e da coesistenza pacifica, e in particolare per le giovani generazioni, il libero accesso all’educazione e all’impiego, la prospettiva di una conveniente ospitalità e residenza familiare e la possibilità di trarre vantaggio da una situazione di stabilità economica e di contribuirvi».

Dopo il solenne ingresso al Santo Sepolcro, Benedetto XVI si è recato alla Chiesa patriarcale armena apostolica di Gerusalemme presso il monastero di San Giacomo, dove è stato accolto dal patriarca Torkom II Manoukian (90enne e con una salute compromessa). Ha quindi ribadito l’impegno della Chiesa cattolica per il dialogo ecumenico e ricordato la lunga tradizione e la straordinaria ricchezza spirituale della Chiesa armena. «Il nostro odierno incontro, caratterizzato da un’atmosfera di cordialità ed amicizia, è un ulteriore passo nel cammino verso l’unità che il Signore desidera per tutti i suoi discepoli. Negli ultimi decenni, abbiamo sperimentato, per grazia di Dio, una significativa crescita nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e la Chiesa apostolica armena. Considero una grande benedizione l’essermi incontrato l’anno scorso con il Catholicos e supremo patriarca di tutti gli armeni Karekin II e con il Catholicos di Cilicia Aram I. La loro visita alla Santa Sede, ed i momenti di preghiera che abbiamo condiviso, ci hanno rafforzati nell’amicizia ed hanno confermato il nostro impegno per la sacra causa della promozione dell’unità dei cristiani».

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