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Appello di Pax Christi al Papa pellegrino

21/03/2009  |  Milano
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Appello di<i> Pax Christi</i> al Papa pellegrino
Betlemme. Ogni venerdì, dal marzo 2004, le suore elisabettine del Caritas Baby Hospital ed altri cristiani si riuniscono sotto il Muro per recitare il rosario. (foto G. Caffulli)

Si intitola Non dimentichi! una lettera aperta a Papa Benedetto XVI in vista del pellegrinaggio in Terra Santa che Ratzinger intraprenderà dall'8 al 15 maggio prossimo. Gli estensori della lettera sono «sacerdoti, religiose, religiosi e laici che amano la Terra Santa» e che sono indotti a scrivere al Papa dalla «comunione di fede e di fraterna amicizia che ci lega ai cristiani e alle comunità della terra del Santo». L'idea - spiega don Nandino Capovilla, del clero di Venezia, coordinatore nazionale della campagna Ponti, non muri di Pax Christi - è nata tra i partecipanti a un pellegrinaggio in Terra Santa dopo aver ascoltato le riflessioni di alcuni sacerdoti e parroci palestinesi sull'imminente viaggio papale.


(g.s.) – Si intitola Non dimentichi! una lettera aperta a Papa Benedetto XVI in vista del pellegrinaggio in Terra Santa che Ratzinger intraprenderà dall’8 al 15 maggio prossimo.

Gli estensori della lettera (sottoscrivibile fino al 7 maggio sul sito web di Pax Christi) si presentano come «sacerdoti, religiose, religiosi e laici che amano la Terra Santa» e che sono indotti a scrivere al Papa dalla «comunione di fede e di fraterna amicizia che ci lega ai cristiani e alle comunità della terra del Santo». L’idea – spiega don Nandino Capovilla, del clero di Venezia, primo firmatario del documento e coordinatore nazionale della campagna Ponti, non muri di Pax Christi – è nata tra i partecipanti a un pellegrinaggio in Terra Santa, svoltosi dal 29 febbraio al 7 marzo scorso, dopo aver ascoltato le riflessioni di alcuni sacerdoti e parroci palestinesi sull’imminente viaggio papale.

Gli estensori del testo vogliono esprimere al Papa la loro preoccupazione «per il grado di prostrazione, umiliazione e oppressione che i cristiani, in quanto palestinesi, vivono da decenni soprattutto nei Territori occupati».

Avendo a cuore la componente preponderante della comunità cristiana in Terra Santa – la popolazione palestinese appunto – la lettera cita la tragedia della «crescente emigrazione a causa delle conseguenze dell’occupazione militare e del soffocamento economico», che «preoccupa non solo per la sua riduzione a meno del 2 per cento della popolazione, ma anche perché in Occidente è sempre più ricorrente la falsa interpretazione di questa diminuzione a causa di una presunta "persecuzione" da parte dei fratelli musulmani».

Le altre cause di sofferenza menzionate sono: «il muro di apartheid che è stato costruito per più di settecento chilometri, non sul confine della Linea Verde del 1967, ma in gran parte dentro i Territori Palestinesi per rubare terre, sorgenti d’acqua e risorse»; «i più di seicento check-point (israeliani sparsi nei Territori – ndr) che frantumano le esistenze personali e familiari»; il fatto che «tanti cristiani non avranno il permesso delle autorità militari israeliane per venire ad incontrarLa, così come non possono mai recarsi a Betlemme o a Gerusalemme per pregare»; «il dolore di quei sacerdoti che faticano ad ottenere il visto dalle autorità militari israeliane. Trattati alla stregua di terroristi, non possono lasciare le parrocchie per andare in Patriarcato a Gerusalemme o per pregare nei luoghi santi e, a volte per anni, non riescono a far visita ai loro genitori – talvolta neppure il giorno del loro funerale – pena il rischio che venga loro negato il rientro nel luogo del ministero».

Nella chiusa, la lettera chiede al Papa che «non dimentichi di onorare la memoria delle migliaia di ulivi strappati alla terra e alle famiglie cristiane (del villaggio) di Aboud»; «non dimentichi i nostri cristiani di Gaza»; «non dimentichi che ogni venerdì dal 1 marzo 2004 ci sono suore, preti e laici che pregano il rosario sotto il muro che divide Betlemme da Gerusalemme, invocando il dono della pace e della giustizia e che permetta ai due popoli di riprendere a vivere insieme sulla stessa terra». Ed è quest’ultimo l’unico passaggio della lettera che menziona il bisogno di pace e giustizia di entrambi i popoli della Terra Santa.

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