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Monsignor Fouad Twal annuncia il viaggio papale in Terra Santa

23/12/2008  |  Gerusalemme
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Monsignor Fouad Twal annuncia il viaggio papale in Terra Santa

Nel suo primo messaggio natalizio da patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal conferma che il Papa si recherà pellegrino in Terra Santa nel prossimo mese di maggio (indiscrezioni giornalistiche riferiscono dall'8 al 15). Il testo, reso pubblico questa mattina nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella sede del patriarcato latino in città vecchia, tocca i maggiori problemi che affliggono la Terra Santa e il Medio Oriente, sia pure con toni pacati e aperti alla speranza. Non manca un pensiero particolare rivolto ai cristiani iracheni.


Nel suo primo messaggio natalizio da patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal conferma che il Papa si recherà pellegrino in Terra Santa nel prossimo mese di maggio (indiscrezioni giornalistiche riferiscono dall’8 al 15). Il testo, reso pubblico questa mattina nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella sede del patriarcato latino in città vecchia, tocca i maggiori problemi che affliggono la Terra Santa e il Medio Oriente, sia pure con toni pacati e aperti alla speranza.

L’arcivescovo si rivolge «a tutti gli abitanti della Terra Santa in Giordania, Palestina e Israele: cristiani locali, ebrei, musulmani, drusi, pellegrini, e a tutti gli amici della Terra Santa». «Invito tutti – scrive – a innalzare la preghiera al Signore affinché  faccia di questa terra "un regno di verità e vita, un regno di santità e grazia, un regno di giustizia, amore e pace" (Prefazio di Cristo Re, Liturgia Romana). Il desiderio nostro profondo è che il santo Natale porti quella pace tanto sospirata da tutti i popoli, basata sulla giustizia e sulla verità».

«Chiediamo a Dio – riprende il messaggio – di concederci la pace e ai nostri Paesi la prosperità. Che moltiplichi le opportunità di lavoro, certo, ma soprattutto le opportunità d’incontro tra i cittadini e di dialogo tra le religioni e le culture. Allora la stabilità si estenderà e dissiperà le peoccupazioni delle famiglie per il futuro dei loro figli che non faranno più ricorso all’emigrazione, non saranno sradicati dalle loro radici religiose e nazionali, e non perderanno la loro identità».

Twal intravede motivi di speranza nei «recenti incontri internazionali, ai più alti livelli, tra responsabili religiosi e anche tra diversi promotori di pace. C’è stato un vero salto di qualità, basato su una sincera volontà di progredire nella relizzazione della pace, del dialogo, della coesistenza e dell’accettazione dell’altro, e si è presa una certa distanza dagli atteggiamenti rigida intransigenza, dai pregiudizi e dalle accuse offensive d’infedeltà».

Speranza e ottimismo non fanno però chiudere gli occhi sulla «mancanza di prospettive chiare per l’avvenire, l’assenza di sicurezza, le agressioni contro i cittadini e le violazioni contro proprietà e beni».

«Stiamo aspettando – dice il patriarca – la manifestazione della grazia del Signore che metterà fine all’occupazione e all’ingiustizia, liberandoci da quelle paure, difficoltà e divisioni interne che affliggono questa terra. Aspettiamo l’alba di una nuova era nella quale il perdono vincerà sulla vendetta, l’amore sull’odio; un’era nella quale sorgerà il sole di pace e giustizia, i rancori, l’avidità e le ambizioni scompariranno, e le inimicizie tra di noi tramonteranno».

Il messaggio richiama poi espressamente alcuni luoghi geografici: Gerusalemme, innanzitutto: «Difendiamo i suoi diritti e la sua sacralità, e vogliamo conservare il suo carattere unico e tipico. È il luogo santo comune dove le tre religioni monoteistiche, l’ebraismo, l’islam e il cristianesimo s’incontrano e si uniscono nella fede in Dio e nell’appartenenza alla discendenza del loro padre Abramo. La città di Gerusalemme è affetta dagli insediamenti illegali e dall’emorragia dell’emigrazione dei suoi figli cristiani verso l’estero, a causa della mancanza di pace e del deterioramento della situazione politica. Tutto ciò non fa altro che suscitare in noi una forte apprensione per il futuro delle nostre Comunità cristiane e per le loro condizioni». Il pensiero va anche a tutti «gli altri villaggi e città della Terra Santa che soffrono disagi e tribolazioni a causa delle difficoltà di comunicazione interna ed esterna. Con dolore e rammarico costatiamo l’imposizione ai civili di barriere di chiusura, posti di controllo esasperante e costruzione di muri di isolamento».

Poi lo sguardo di Twal si allarga all’Iraq: «Ci colpisce, in particolare, la distruzione di chiese e moschee, i rapimenti e l’uccisione di sacerdoti e vescovi, le devastazioni e il saccheggio delle case, nonché le minacce e le espulsioni dei cristiani. È nostro profondo auspicio che la popolazione dell’Iraq resti nella sua patria. Vogliamo pregare per l’unità di questa nazione e per il ritorno alla vita normale in tutte le sue parti».

Al Papa, il patriarca latino di Gerusalemme dice: «Assicuriamo la nostra preghiera affinché il pellegrinaggio di Sua Santità nei nostri Paesi sia una benedizione per tutti, un’opportunità di armonia tra i popoli, un’occasione per togliere le barriere, risolvere i problemi, alleviare le sofferenze e rinsaldare i rapporti, di modo che tutti i popoli della regione godano di sicurezza e pace».

Il messaggio, che si conclude con una preghiera a Gesù bambino, è pubblicato integralmente in inglese, francese, italiano, spagnolo ed arabo nel sito web del patriarcato latino di Gerusalemme.

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