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Il Quartetto in corsa contro il tempo

06/05/2008  |  Milano
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Si sono nuovamente intensificate negli ultimi giorni le pressioni internazionali per una soluzione del conflitto israelo-palestinese. Prima un vertice a Londra del cosiddetto Quartetto - Usa, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite -, poi il viaggio del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, a Gerusalemme, e, allo stesso tempo, il pressing egiziano per il raggiungimento di una tregua nella Striscia di Gaza. Tre elementi per un unico obiettivo, quello della fine delle violenze e il ripristino di una parvenza di normalità nella regione.


Si sono nuovamente intensificate negli ultimi giorni le pressioni internazionali per una soluzione del conflitto israelo-palestinese. Prima un vertice a Londra del cosiddetto Quartetto – Usa, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite -, poi il viaggio del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, a Gerusalemme, e, allo stesso tempo, il pressing egiziano per il raggiungimento di una tregua nella Striscia di Gaza. Tre elementi per un unico obiettivo, quello della fine delle violenze e il ripristino di una parvenza di normalità nella regione.

Due gli aspetti principali emersi dal vertice britannico del Quartetto. Da una parte l’appello ai Paesi arabi a mantenere gli impegni economici assunti con il popolo palestinese. Dall’altra la «profonda preoccupazione» per la situazione a Gaza, ancora sotto embargo israeliano, con la richiesta a Israele di «congelare» l’attività degli insediamenti e di  smantellare le colonie erette fin dal 2001.

Per quanto riguarda i fondi ai palestinesi, solo un quinto degli aiuti promessi dai Paesi arabi alla conferenza dei donatori di dicembre a Parigi è stato poi pagato. Solo Algeria, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita hanno mantenuto le promesse, versando 153 milioni di dollari, cifra che corrisponde però a poco più di un quinto di quanto indicato in totale dai Paesi arabi. È innegabile, ha sottolineato il Quartetto, che i progressi politici e quelli economici debbano andare di pari passo, ed è dunque vitale mantenere gli impegni finanziari promessi per raggiungere la pace.  

La Rice ha ammesso che «la finestra di opportunità per raggiungere una soluzione con due Stati non sarà sempre aperta. Israeliani e palestinesi dovrebbero decidere una volta per tutte dove tracciare la linea fra i loro due territori, mettendo al contempo fine allo scontro sull’espansione edilizia ebraica su terre contestate». Prima del vertice il primo ministro palestinese Salam Fayyad aveva denunciato ancora la mancata rimozione di check-point e blocchi stradali in Cisgiordania che, secondo Israele, sono essenziali per evitare attentati. Stando a Fayyad al 26 aprile si contavano oltre 600 tra check-point, blocchi stradali e barriere fisiche.

Nel vertice si è anche valutata l’iniziativa russa per organizzare a Mosca una nuova conferenza di pace. Dal punto di vista diplomatico il Quartetto ha confermato il suo sostegno all’iniziativa di pace egiziana. L’Egitto ha inviato a Israele una bozza di accordo – già accolta da Hamas e da altri gruppi – per una tregua con le fazioni palestinesi nella Striscia di Gaza. Sarà il responsabile della sicurezza egiziana Omar Soleiman, a discutere a breve con le autorità israeliane le modalità dell’accordo. La bozza prevede una tregua inizialmente solo nella Striscia, da estendere poi anche alla Cisgiordania. Gli israeliani dovrebbero concedere un graduale allentamento dell’assedio economico della Striscia e una riapertura dei valichi.

Al termine del summit londinese, la Rice è volata a Gerusalemme, in previsione di una missione nella regione del presidente Usa George W. Bush. Dopo aver incontrato il premier Ehud Olmert e il ministro degli Esteri Tzipi Livni, la Rice ha dichiarato che c’è una comune volontà di continuare il processo negoziale. «Vogliamo che ci sia un accordo di pace israelo-palestinese per la fine dell’anno», ha precisato il segretario di Stato Usa. Da parte sua la Livni ha dichiarato che gli insediamenti in Cisgiordania non saranno un ostacolo al conseguimento di un accordo con i palestinesi e alla costituzione di uno Stato palestinese e che Israele onorerà tutti gli impegni della Road Map.

Meno ottimista, però, è apparso il portavoce della presidenza palestinese, Nabil Abu Rudeina, secondo il quale «il divario nei negoziati con Israele è sempre molto ampio». E lo stesso Abu Mazen, esprimendosi sull’eventualità di un accordo di pace entro la fine dell’anno, ha parlato di una vera e propria corsa contro il tempo.

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