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Betlemme-Gerusalemme. Di nuovo in corsa per la pace

28/04/2008  |  Roma
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Il miracolo della corsa di pace che unisce Betlemme a Gerusalemme superando l'ostacolo del Muro che frattura la Terra Santa si è ripetuto anche quest'anno. Sono stati 400 gli atleti che il 18 aprile scorso hanno partecipato alla quinta edizione della Maratona della pace Giovanni Paolo II, una corsa non competitiva di 10 chilometri organizzata dal Centro sportivo italiano e dall'Opera romana pellegrinaggi che ha messo insieme, nel segno dello sport e della pace, podisti di dieci diverse nazionalità: italiani, israeliani, palestinesi, rumeni, salvadoregni, ecuadoriani, angolani, ivoriani, francesi e persino una giovane giapponese.



Il miracolo della corsa di pace che unisce Betlemme a Gerusalemme superando l’ostacolo del Muro che frattura la Terra Santa si è ripetuto anche quest’anno. Sono stati 400 gli atleti che il 18 aprile scorso hanno partecipato alla quinta edizione della Maratona della pace Giovanni Paolo II, una corsa non competitiva di 10 chilometri organizzata dal Centro sportivo italiano e dall’Opera romana pellegrinaggi che ha messo insieme, nel segno dello sport e della pace, podisti di dieci diverse nazionalità: italiani, israeliani, palestinesi, rumeni, salvadoregni, ecuadoriani, angolani, ivoriani, francesi e persino una giovane giapponese.

"C’erano corridori di tutte le età – ci spiega Daniele Pasquini, segretario della presidenza nazionale del Csi e responsabile organizzativo della manifestazione – dai giovanissimi, soprattutto palestinesi, fino a qualche persona più matura. E variegata è stata anche la qualità "tecnica" degli atleti: in mezzo agli agonisti c’erano tanti dilettanti animati semplicemente dalla voglia di correre insieme per la pace. D’altra parte la nostra "maratona" non è una gara vera e propria e il gruppo dei corridori è rimasto sempre compatto».

L’evento è stato un segno di unità eloquente per il percorso lungo il quale si è snodata la corsa, partita dalla piazza della Natività a Betlemme e terminata all’auditorium del centro Notre Dame di Gerualemme. Il passaggio dai territori palestinesi allo Stato di Israele è avvenuto attraversando un check-point per una volta aperto liberamente al transito dei maratoneti: niente file, niente controlli, niente blocchi. «Un momento carico di significato. E per alcuni ragazzi palestinesi partecipanti è stata la prima uscita dal recinto in cui è rinchiusa Betlemme», racconta ancora Pasquini. L’apertura del varco è tra i risultati più importanti dell’iniziativa che «non ha risolto i problemi della nostra città – ha dichiarato alla partenza della corsa il governatore di Betlemme Saleh El Tummari – ma che certamente contribuirà ad abbattere, un giorno, il Muro».

Oltre ai rappresentanti istituzionali palestinesi sono intervenuti anche quelli israeliani. L’organizzazione del Csi lavora fin dall’inizio a stretto contatto con tutte le autorità civili ed ecclesiastiche del posto, e dopo le comprensibili fatiche delle prime edizioni oggi la maratona «è entrata nello status quo della Terra Santa», come ha ammesso esplicitamente il padre Custode Pierbattista Pizzaballa incontrando i partecipanti.

Quest’anno la maratona si è «sposata» con il pellegrinaggio annuale della diocesi di Roma, che ha portato in Terra Santa circa 700 persone guidate dal cardinale vicario Camillo Ruini. Una coincidenza di date inizialmente non cercata che ha arricchito reciprocamente le due esperienze. Infatti anche la maratona del Csi era inserita nel programma più ampio di un vero e proprio pellegrinaggio e alla fine i due gruppi hanno vissuto insieme tutti i momenti di spiritualità. «Non solo – precisa sempre Pasquini -, molti pellegrini romani si sono iscritti alla maratona e tutti quanti hanno partecipato alla grande cena che ha concluso la manifestazione». Un’unione suggellata anche da un altro gesto significativo: è stato Ruini a riaccendere a Betlemme la «fiaccola della pace» che poi ha guidato il gruppo dei corridori fino a Gerusalemme.

La fiaccola (la stessa del tradizionale pellegrinaggio Macerata-Loreto, presente a tutte le Giornate mondiali della gioventù da Roma 2000 in poi) è arrivata in Terra Santa per l’occasione grazie alla straordinaria impresa di un 62enne atleta di Treia (Macerata), Ulderico Lambertucci. Il podista marchigiano aveva preso in consegna il fuoco benedetto da Benedetto XVI in piazza San Pietro il primo gennaio scorso e in poco più di tre mesi ha raggiunto Betlemme a piedi. Un percorso di 6mila chilometri affrontato in solitaria attraversando 11 nazioni diverse, dalla Slovenia al Libano passando per i Balcani e la Turchia, e facendo tappa in decine di luoghi legati alla spiritualità cattolica, ortodossa e musulmana. Un viaggio, quello di Lambertucci e della fiaccola, che non poteva trovare migliore conclusione che nei 10 chilometri finali verso Gerusalemme percorsi insieme agli altri 400 maratoneti della pace.

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