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Quella casa speciale in via dei Profeti

02/01/2008  |  Gerusalemme
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Quella casa speciale in via dei Profeti

Via dei Profeti (Rehov Haneviim) e i suoi dintorni rappresentano senza dubbio una delle zone più belle e affascinanti di Gerusalemme. Nei fine settimana, anche di shabbat, è facile vedere pensionati israeliani che, in gruppi organizzati, visitano le diverse residenze di questa fetta di città. Uno dei posti più gettonati è Beit Tavor (Casa Tabor), al numero 58 di via dei Profeti. Fino ad oggi questa casa è considerata la più bella che sia mai stata costruita nella Gerusalemme di fine secolo Diciannovesimo.


Via dei Profeti (Rehov Haneviim) e i suoi dintorni rappresentano senza dubbio una delle zone più belle e affascinanti di Gerusalemme. Basti pensare al maestoso Complesso russo, palazzo Serghei, palazzo Probst, le residenze etiopiche, il palazzo dell’Ospedale italiano, la chiesa etiope, la residenza di Eliezer Ben Yehuda (il padre dell’ebraico moderno), il museo di Casa Ticho, Beit David e altro ancora. Nei fine settimana, anche di shabbat, è facile vedere pensionati israeliani che, in gruppi organizzati, visitano le diverse residenze di questa porzione di Gerusalemme.

Uno dei posti più gettonati è Beit Tavor (Casa Tabor), al numero 58 di via dei Profeti. Fino ad oggi questa casa è considerata la più bella che sia mai stata costruita nella Gerusalemme di fine secolo Diciannovesimo. Nel 1882 l’architetto tedesco Conrad Schick pose la prima pietra della sua casa privata in quella che allora era chiamata via dei Consoli proprio a causa della presenza di diversi consolati di potenze straniere. Anche il consolato italiano (oggi casa francescana dei Santi Simeone e Anna) era ubicato a pochi passi da lì. Insomma era davvero la zona più chic della Gerusalemme del tempo.

Conrad Schick era un missionario protestante e pensò bene di porre all’ingresso dell’abitazione una lastra di pietra incidendovi la parola Tabor e quindi un riferimento al Salmo 89, 13: «Il settentrione e il mezzogiorno fosti tu a crearli, il Tabor e l’Ermon esultano nel tuo nome». Usanza questa molto comune nelle case della German Colony, sempre a Gerusalemme.

Ciò che mi colpisce sempre ogni volta che visito questo posto sono gli angoli della casa. Sì, gli angoli! Infatti riprendono esattamente la forma dei «corni» che si trovavano ai quattro angoli dell’altare del Tempio di Gerusalemme. È qualcosa di davvero singolare. La casa è un insieme armonioso di stili: il gotico tedesco e l’architettura mediorientale. La pietra usata è quella gerosolimitana. L’ingresso ricorda quello delle fortezze germaniche del medioevo, con una piccola torre di guardia. Vi sono anche elementi tipici delle case arabe più agiate come i muri spessi un metro e oltre. Diversi elementi della casa sono ispirati a motivi di carattere archeologico.

Quando l’edificio venne ultimato nel 1889 era considerato il più lussuoso e imponente di Gerusalemme. Conrad vi abitò fino alla sua morte, avvenuta nel 1901. Nel periodo della Prima guerra mondiale venne espropriato e trasformato in residenza per gli ufficiali turchi. Dopo la guerra Beit Tavor passò nelle mani della Chiesa metodista e fu utilizzata come scuola. Nel 1948 Tsahal, l’esercito israeliano, se ne impossessò e venne anche utilizzata come residenza per gli sfollati del quartiere ebraico della Città Vecchia che era stata occupata dalla Giordania. Nel 1951 la casa fu acquistata dalla Chiesa protestante svedese che vi stabilì l’Istituto teologico svedese. Anni fa il famoso sindaco di Gerusalemme Teddy Kollek ebbe a dire: «Se potessi scegliere una casa a Gerusalemme dove abitare quella sarebbe la Beit Tavor».

Ancora oggi Beit Tavor è un posto incantevole. Personalmente ho avuto la possibilità di visitarla diverse volte. Soprattutto all’esterno dell’edificio colpisce l’armonia e i colori. Il verde, in diverse tonalità, è il colore più ricorrente, soprattutto il verde bronzo degli infissi e delle inferriate. Lo Swedish Theological Institute (Sti) che vi ha sede ha come finalità primaria quella di lavorare nel campo del dialogo ebraico-cristiano. L’Istituto è frequentato soprattutto da ragazzi scandinavi e tedeschi (che grazie al programma Studium in Israel imparano l’ebraico e seguono corsi all’Università ebraica e allo STI). I corsi che vi si tengono riguardano giudaismo, Bibbia, ebraico, archeologia e ricerca su Eretz Israel. Colpisce favorevolmente la biblioteca, specializzata soprattutto in giudaismo, ma anche in altre tematiche. I locali sono bellissimi, anche se un po’ angusti, con diversi computer a disposizione. È molto semplice accedervi e consultare libri (soprattutto in inglese, ma anche in altre lingue). Direi fin troppo semplice, tanto è vero che si lamentano spesso «sparizioni» di volumi!

Beit Tavor non è solo un luogo di studio, ma anche di incontro e dialogo. Tempo fa ho partecipato a una festa di fine anno scolastico e ho notato con piacere che c’erano anche diversi israeliani, perfino religiosi con tanto di kippah in testa Era molto bello vedere tanti studenti tedeschi che, esprimendosi in un bell’ebraico, parlavano con coetanei ebrei.

L’atmosfera poi è davvero speciale. All’interno della casa c’è un certo «caos», ma è un caos previsto! Alle pareti tantissimi quadri, schizzi, acquerelli, foto in bianco e nero. Sui tavolini tanti diversi quotidiani, ma in ordine. Negli scaffali libri in vendita. Tante le piante e molti i reperti archeologici sparsi un po’ ovunque. Un occhio attento riconoscerà i famosi mobili svedesi Ikea. Molteplici le targhette maiolicate per indicare i vari ambienti. All’esterno un bellissimo giardino, una bella e semplice fontana in pietra, sedie e tavolini in legno (anche questi di fabbricazione svedese). Attorno all’edificio principale ci sono altre piccole dependances alle quali si accede tramite piccole scalette in pietra.

Infine la cappella. La prima volta che vi entrai non potevo crederci… icone in una cappella protestante! La meraviglia era anche dovuta a qualcos’altro. L’icona principale dietro l’altare raffigura la presentazione di Gesù al Tempio. A pochi metri da questa cappella, nella casa francescana dei Santi Simeone e Anna, vi è una icona molto somigliante. Penso si tratti di una felice coincidenza! Nella cappella dello Sti il servizio quotidiano è in inglese vista la presenza internazionale degli studenti e solo un paio di volte al mese in svedese. I canti che vengono utilizzati sono soprattutto quelli in stile Taizé, quindi veramente si può pregare tutti insieme in maniera molto semplice.

Gerusalemme non è solo la città vecchia e nemmeno soltanto i santuari. Beit Tavor è un posto che consiglio di visitare soprattutto a coloro che sono stati già diverse volte in Terra Santa.

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Ernesto Borghi

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