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In tivù il racconto di san Francesco e il sultano

28/09/2007  |  Roma
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In tivù il racconto di san Francesco e il sultano

Viene presentata questa sera in anteprima a Verona, nell'ambito della manifestazione Prix Italia 2007, la fiction prodotta da Lux Vide Chiara e Francesco. Rai Uno la metterà poi in onda, in due puntate, a partire da domenica 7 ottobre. La miniserie narra in parallelo le vicende biografiche di san Francesco e santa Chiara d'Assisi. Tra le altre peculiarità di questo programma vi è l'ampio spazio dedicato a raccontare l'incontro tra san Francesco e il sultano d'Egitto Melek el Kamel, avvenuto nel 1219 durante la quinta Crociata. Abbiamo chiesto di parlarcene al francescano fra Marco Malagola che ha offerto la sua consulenza ai produttori di Chiara e Francesco.


«Un viaggio di lavoro al Cairo. Era il marzo del 2003 e durante quel breve soggiorno in Egitto avevo come un chiodo fisso: non riuscivo a distogliere la mia mente da Damietta, la cittadina egiziana sul delta del Nilo dove, nel 1219, avvenne lo storico incontro di san Francesco con il sultano d’Egitto».

È nata così l’idea della miniserie Chiara e Francesco prodotta dalla Lux Vide. A raccontare a Terrasanta.net la genesi di quest’opera televisiva sulla storia dei due santi, è padre Marco Malagola. Fu proprio il francescano, una volta tornato a Roma, a prendere contatti con alcuni amici del mondo dello spettacolo. «Mi accorsi subito del vivo interesse che mostravano all’argomento, ritenendolo di grande attualità. Il presidente della Lux Vide, Ettore Bernabei, prese a cuore la cosa e, dopo qualche tempo, si iniziò la lavorazione dello sceneggiato televisivo».

La fiction, in due puntate, viene presentata questa sera in anteprima a Verona nell’ambito della manifestazione Prix Italia 2007 e andrà in onda su Rai Uno a partire da domenica 7 ottobre. Girata a Tunisi, poi a Gubbio e a Bevagna, per terminare a Roma, la miniserie vede protagonista nei panni di Francesco l’attore Ettore Bassi, mentre il ruolo di Santa Chiara è affidato a Mary Petruolo, con la regia di Fabrizio Costa.

«Un aspetto particolare che questa fiction ci offre – spiega padre Marco – è il racconto del difficile viaggio nel Vicino Oriente, durante la quinta crociata in pieno svolgimento, che Francesco intraprese nel 1219 per incontrare a Damietta il sultano d’Egitto, capo dell’esercito musulmano. Questo avvenimento, cui mai si è dato eccessivo rilievo nei diversi film precedenti su san Francesco, occupa la parte centrale della seconda serata e mette in luce le straordinarie capacità di Francesco nel dialogare con "l’altro", ossia con "il nemico". Francesco non era d’accordo con il comune sentire politico e religioso di quella tormentata stagione storica. Il Vangelo gli ispirava una via che non era quella dello scontro. Sostituire la guerra con il dialogo era il sogno di Francesco che considerava la guerra l’antivangelo».

Il modo con cui san Francesco ha incontrato il sultano è emblematico. «Francesco – ci conferma padre Marco – convinto che la volontà di Dio non poteva essere che volontà di pace, si presentò al sultano Melek el Kamel, come inviato del "Dio Altissimo", lo stesso Dio che il sultano adorava. Penso che il sultano avrebbe dovuto logicamente farlo fuori senza pensarci due volte… in fondo Francesco era un cristiano e quindi un nemico. Così non accadde. Il sultano, osservante dell’ospitalità musulmana, lo accolse con cortesia, lo ascoltò con piacere restando fortemente impressionato da quell’umile frate che si presentava in maniera semplice, mite e disarmante. Da parte sua Francesco scopriva nel sultano un "credente", un uomo che pregava cinque volte al giorno e non un nemico. Due uomini certamente ispirati da Dio che dialogarono».

Fra Malagola è convinto che a Damietta si sia compiuto un miracolo: si è dialogato, sono entrate in contatto due persone diverse per cultura e religione, espressione di due mondi in conflitto. A Damietta il Corano si è incontrato con il Vangelo e il Vangelo con il Corano. «Che poi quell’incontro abbia influito in senso positivo – conclude il francescano – si può solo sospettare da alcune tracce che troviamo nella letteratura araba».

Ma perché mai riproporre oggi al pubblico televisivo il racconto di Chiara e Francesco, dopo diversi film, anche di pregevole valore, come quelli realizzati da Rossellini, Zeffirelli, la Cavani? Padre Marco spiega che «la risposta risiede semplicemente nell’attualità e nell’inesauribile ricchezza che l’esperienza francescana continua a tramandarci, a cui si può attingere conferendo nuovi tagli alla storia dei due santi. Innanzitutto Chiara e Francesco – precisa il francescano – come già il titolo rivela, è un progetto totalmente innovativo che ha l’ambizione di raccontare per la prima volta, in parallelo e in alternanza, i loro percorsi spirituali distinti, ma uniti, mettendo in luce la meravigliosa vicenda umana di due splendidi giovani di Assisi: Chiara e Francesco».

E poi la novità del titolo. «Non Francesco e Chiara, ma Chiara e Francesco come se il giovane Francesco, con delicato spirito cavalleresco lasci a Chiara la precedenza. È un omaggio – rivela Padre Marco – alla ricchezza e gentilezza dell’anima femminile». Ed è una bella storia quella di Chiara e Francesco! «Sono due innamorati certamente, ma, attenzione – precisa Padre Marco – innamorati di Dio che vivono tra loro una bellissima amicizia. Nel caso, essere innamorati di Dio significava dare alla propria amicizia ben altra dimensione. Su questa amicizia sono fiorite molte leggende. Con buona pace di tutti, sulle ultime pendici del monte Subasio non si sono svolte vicende sentimentali, ma si è sviluppato e cresciuto uno straordinario capitolo dell’amore di Cristo. Essere innamorati di Dio vuol dire consegnargli anima e corpo. Il cuore si fa indiviso e l’amicizia si sublima nel Signore».

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