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Incontro con le Suore di Sion

31/05/2007  |  Gerusalemme
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Incontro con le Suore di Sion
Suor Trudy Nabuurs sulla terrazza del convento dell'Ecce Homo, a Gerusalemme.

Nel cuore della città vecchia di Gerusalemme, non lontano dalla Porta dei Leoni sorge il convento dell'Ecce Homo che racchiude il Litostroto. Lì Gesù, frustato a sangue, fu presentato da Pilato alla folla urlante. A pochi passi da quel luogo ogni venerdì pomeriggio i pellegrini danno inizio alla Via Crucis insieme ai frati francescani. Abbiamo voluto bussare alla porta del convento e incontrare la madre superiora, suor Trudy Nabuurs, per chiederle di parlarci della storia e dell'attività della sua congregazione.


Nella città vecchia di Gerusalemme passando per la Porta dei Leoni e inerpicandosi per una stradina stretta e lastricata, piena di profumi d’Oriente e di storia, si giunge al Litostroto. Lì Gesù, frustato a sangue, fu presentato da Pilato alla folla urlante. In quel luogo santo e carico di suggestioni si trova il convento delle Suore di Sion (noto anche come convento dell’Ecce Homo). Ho appuntamento con la madre superiora, suor Trudy Nabuurs.

Entro e, accogliendomi con gentilezza, mi chiedono di attendere qualche minuto. Poi arriva una distinta signora in pantaloni e camicetta; sorridente e cordiale. Dopo le presentazioni e i saluti la suora mi accompagna sulla terrazza, da cui si domina una parte della città vecchia. Da qui se ne colgono le sfaccettature e le contraddizioni. Chiese di varie confessioni le une di fronte alle altre quasi come in una sfida; moschee magnifiche e moschee modeste disseminate nelle piccole stradine; sinagoghe moderne poste all’interno di un tessuto urbano arabo e cristiano; quartieri divisi e in rovina; bandiere bianche e azzurre con la stella di David che testimoniano il conflitto e le tensioni odierne.

La madre mi racconta le origini della congregazione, nata in Francia nel 1842 per iniziativa di due fratelli di origine ebraica, convertiti al cattolicesimo e poi divenuti preti: Theodore e Alphonse Ratisbonne. I due fondano le Suore di Notre Dame di Sion con lo specifico carisma di conoscere approfonditamente il giudaismo e riscoprire in esso le radici cristiane.

La loro missione sarà dunque concentrata su questi aspetti: aiutare i cristiani a vivere la propria fede, contrastare i semi dell’antisemitismo, favorire la riconciliazione tra ebrei e cristiani e annunciare anche agli ebrei la Buona Novella. Questo ultimo aspetto sta particolarmente a cuore alle Suore di Sion. Nella Lettera ai Romani (9, 11) san Paolo, infatti, richiamando l’infedeltà di Israele ricorda, al contempo, la fedeltà di Dio alle sue promesse e all’elezione del suo popolo: anche per esso giungerà il momento della conversione.

Sono queste prospettive di evangelizzazione che nel 1856 inducono i fratelli Ratisbonne a fondare un convento a Gerusalemme, città santa.

A partire da quegli anni la congregazione si diffonde in tutto il mondo e nascono ben 12 centri per il dialogo e le relazioni tra cristiani ed ebrei.

Nel convento dell’Ecce Homo oggi operano e collaborano le suore di Sion (otto, di diversa nazionalità) e la Comunità del Nuovo Cammino (rappresentata da una coppia di sposi). Questa seconda comunità, fondata da Laurent Fabre, è formata da laici sposati, laici consacrati e religiosi. Svolge la propria azione a favore dell’unità dei cristiani e affinché «i muri di separazione non salgano fino al cielo».

Madre Nabuurs, quali sono oggi le vostre attività a Gerusalemme e negli altri centri?
Fedeli al nostro carisma, e avendo come riferimento la dichiarazione conciliare Nostra Aetate (documento che indica le strade del dialogo e dell’incontro della Chiesa cattolica con le altre religioni – ndr), accogliamo persone locali, pellegrini, studenti, desiderosi di silenzio e di preghiera. Offriamo spazi per la meditazione, corsi biblici, conferenze su temi ecumenici, esercizi spirituali, incontri tra gruppi di cristiani ed ebrei.

Cosa pensa del processo di pace tra i popoli della Terra Santa? Come vede la questione del Muro e della occupazione dei Territori palestinesi?
Le cose da vent’anni a questa parte sono peggiorate. La maggior parte dei palestinesi e degli israeliani vogliono la pace ma vi sono interessi internazionali che non la favoriscono. La stessa cosa si può dire dei gruppi estremisti presenti nei due popoli e all’interno delle leadership politiche.
Muro e occupazione sono un grave problema e non sono una cosa buona. Tra gli ebrei prevalgono la paura e la richiesta di sicurezza. Ma la pace e la giustizia camminano insieme. Non ci può essere pace senza giustizia, e la giustizia richiede l’abbattimento del muro e la fine dell’occupazione.

Quali sono i principali successi e le maggiori difficoltà nel dialogo tra cristiani ed ebrei?
Non saprei dire esattamente dei successi, comunque il dialogo continua. Esso è particolarmente intenso tra cristiani ed ebrei che provengono dall’estero. Non è facile tra arabi cristiani ed ebrei locali. La situazione politica rende tutto complicato.
Nonostante ciò esistono molte iniziative a Gerusalemme tra cristiani ed ebrei. Noi suore di Sion siamo particolarmente coinvolte e impegnate in questo cammino.Gli incontri si svolgono al Consiglio del coordinamento interreligioso di Israele, presso la German Colony (quartiere situato a Gerusalemme Ovest, nella parte israeliana della città, e abitato da arabi israeliani, ebrei e numerosi espatriati – ndr). I gruppi esistenti, per lo più piccoli, sono ben 60 e abbastanza bilanciati come presenza tra le due comunità. Essi tengono accesa la fiaccola della speranza e della riconciliazione. Abbiamo, tuttavia, la consapevolezza che tutto quello che facciamo non basta. Dobbiamo pregare molto e chiedere a Dio di rinnovarci nel cuore e nella mente perché cambi realmente la nostra vita e l’amore trionfi su tutto.

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