Marzo 2007
Israele e gli ebrei etiopi che abbracciarono il cristianesimo
La tradizione vuole che siano i discendenti di re Salomone e della regina di Saba. Per i rabbini le loro radici affondano nella tribù di Dan. Sono gli ebrei etiopi, coloro che la lingua amarica definisce stranieri (falasha), per l'invincibile resistenza a lasciarsi assimilare. Gran parte di loro ha lasciato il Corno d'Africa e si è stabilita in Israele, grazie all'iniziativa del governo israeliano. In Etiopia è rimasto il gruppo dei falasha mura, guardato con sospetto dagli ebrei ortodossi perché in passato si convertì al cristianesimo. Ora anche per i mura sembra aprirsi la strada verso la Terra promessa.
Il Medio Oriente è a una svolta?
Arabia Saudita e Iran dialogano e questa è una buona notizia per chi teme una guerra che sembrerebbe imminente. Si apre un nuovo capitolo per il Medio Oriente? Se lo chiede un giornalista di Gulf News, il quotidiano degli Emirati Arabi Uniti, a pochi giorni dal vertice della Lega Araba che si terrà a Ryad verso fine marzo. All'ordine del giorno l'iniziativa di pace dell'Arabia Saudita che propone tra l'altro il riconoscimento di Israele da parte degli Stati arabi in cambio di un ritiro dai Territori occupati.
I lavoratori filippini in Israele. Una risorsa per la Chiesa
In quel mosaico che è il cristianesimo in Terra Santa non c'è solo la pluralità di riti liturgici e sensibilità delle tredici Chiese che lo compongono. C'è anche un'ampia gamma di sfumature nei colori della pelle dei cristiani. Tra i religiosi e gli ecclesiastici che trascorrono alcuni anni o tutta la vita in Terra Santa vi sono rappresentanti di tutti i continenti. Ma anche tra i laici questo è vero. Perché ai cristiani arabi ed ebrei (un piccolo manipolo) s'affiancano i fedeli che hanno scelto Israele come terra di emigrazione per ragioni di lavoro. Tra costoro sono numerosi i filippini. Abbiamo compiuto un breve viaggio nella loro comunità e vi raccontiamo le loro storie.
Martini: «Viviamo la gioia anche in questi tempi difficili»
Quella del cardinale Carlo Maria Martini a Gerusalemme è una presenza discreta e defilata dalla vita pubblica, dedita soprattutto alla predicazione di esercizi spirituali, allo studio e al raccoglimento (non è raro vederlo in preghiera nella basilica del Santo Sepolcro). La sera del 15 marzo a Betlemme, Martini ha incontrato i 1.300 pellegrini milanesi venuti in Terra Santa con l'arcivescovo card. Dionigi Tettamanzi. Parlando a loro nel corso della Messa, il cardinale gesuita ha espresso serena gratitudine per la sua vita e invitato tutti a coltivare il bene in mezzo al male.
Quattro regole di civiltà
I più accorti navigatori di Internet conoscono l'esistenza della netiquette, un semplice galateo a cui ispirare le proprie interazioni con l'universo virtuale, così da mantenere degno il livello di comunicazione tra persone.
Qualcuno, come Bradley Burston nel blog che pubblica sul sito del quotidiano israeliano Haaretz, propone poche e chiare regole anche ai lettori che vogliono intervenire nel suo forum. E molti contributi restano sulla porta.
Migdal, minacciata la città della Maddalena
Un moderno centro commerciale, come tanti altri nel mondo, potrebbe un giorno sorgere sui campi che, lungo le rive del Lago di Tiberiade, custodiscono le rovine dell'antica Migdal, la città di Maria Maddalena. Lo denuncia, con preoccupazione, l'archeologo francescano Stefano De Luca. L'area è di enorme interesse archeologico anche per l'ebraismo e si spera che, prima che accada l'irreparabile, la ragione prevalga e i progetti di sviluppo turistico del lago possano essere riconsiderati e corretti. Eccovi alcuni stralci di un'intervista a padre De Luca pubblicata integralmente sul numero di marzo-aprile della rivista Terrasanta.
I colori di Lele
Si chiude domenica 18 marzo, a Genova, la mostra dedicata al maestro Emanuele Luzzati, scomparso il 26 gennaio scorso nel capoluogo ligure. Ancora per pochi giorni il Museo Luzzati di Porta Siberia offre ai visitatori l'opportunità di apprezzare la grande carica artistica e la finezza del pittore, illustratore e scenografo, oltre che il costante riferimento alle sue radici ebraiche.
Accordi della Mecca, istruzioni per l’uso
Passano i giorni e le settimane e l'accordo concluso alla Mecca lo scorso 7 febbraio tra le fazioni palestinesi di Fatah e Hamas denuncia tutte le sue debolezze. Benché abbia avuto l'indubbio merito di mettere a tacere le armi nella Striscia di Gaza, non ha potuto portare alla rapida formazione di un nuovo governo perché le parti non s'accordano ancora sui nomi dei ministri. È una nuova opportunità per il rilancio del processo di pace in Medio Oriente - osserva l'International Crisis Group - ma un'opportunità densa di incognite. Avvertenze per non lasciarsi scappare anche questa occasione.
Israele visto da Manhattan
Non tutti gli ebrei del mondo sostengono Israele allo stesso modo. Anche all'interno della grande comunità ebraica statunitense ci sono approcci diversi. Ne parla Samuel Freedman nella sua rubrica sul quotidiano The Jerusalem Post.
Giocarsi la pace
Ci sono tanti modi per educare alla pace e alcuni impiegano nuovi linguaggi. È il caso di Peacemaker, un videogame per ragazzi ambientato in Medio Oriente. In questo gioco informatico, scaricabile da Internet, non vince chi colpisce più avversari, ma chi risolve il conflitto tra israeliani e palestinesi. I giocatori devono cimentarsi sia nel ruolo di primo ministro israeliano sia di presidente dell'Autorità nazionale palestinese per cercare di comprendere entrambi i punti di vista. Anche quando non vincono, i gocatori di Peacemaker comprendono che è la pace il vero obbiettivo da perseguire.