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Migdal, minacciata la città della Maddalena

15/03/2007  |  Cafarnao
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Un moderno centro commerciale, come tanti altri nel mondo, potrebbe un giorno sorgere sui campi che, lungo le rive del Lago di Tiberiade, custodiscono le rovine dell'antica Migdal, la città di Maria Maddalena. Lo denuncia, con preoccupazione, l'archeologo francescano Stefano De Luca. L'area è di enorme interesse archeologico anche per l'ebraismo e si spera che, prima che accada l'irreparabile, la ragione prevalga e i progetti di sviluppo turistico del lago possano essere riconsiderati e corretti. Eccovi alcuni stralci di un'intervista a padre De Luca pubblicata integralmente sul numero di marzo-aprile della rivista Terrasanta.



Sul Lago di Galilea, tra Cafarnao e Tiberiade, gli archeologi dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme hanno scavato l’antica Migdal alla ricerca del santuario cristiano legato alla memoria della Maddalena che nella città abitò e venne guarita da Gesù di Nazareth. Un’area di immenso interesse archeologico anche per l’ebraismo, oggi minacciata  dal progetto di un grande centro commerciale…

A riguardo, il bimestrale Terrasanta ha intervistato padre Stefano De Luca, archeologo francescano, docente di archeologia cristiana, impegnato nello studio dei reperti di Cafarnao e degli scavi di Magdala. Ecco alcuni passi dell’intervista concessa a Giuseppe Caffulli.

Per quale ragione sono importanti gli scavi archeologici di Magdala?
Ci aiutano a capire meglio la cultura materiale, il contesto del tempo di Gesù, in una zona dove lui stesso ha vissuto. Cosa si può dire della città? Giuseppe Flavio (che qui aveva capeggiato la resistenza antiromana) e le fonti rabbiniche ci parlano di un centro abitato da 40 mila persone, un luogo tutt’altro che marginale, dotato di un importante porto e di una nutrita flotta di pescherecci, di mura difensive, di un ippodromo, di sinagoghe e scuole rabbiniche. Gli scavi stanno riportando alla luce il reticolo viario, le ville, la piazze, le terme, le sinagoghe di quella che era la vera capitale della regione, con una economia basata sulla pesca, sull’agricoltura, sulla lavorazione del pesce e del legno d’acacia. Migdal significa infatti «torre dei pesci» e il suo nome greco, Tarichea («pesce salato») rimanda al processo di salatura. Oltre alla pesca nel lago, era fiorente l’itticoltura, praticata in vasche alimentate da sorgenti di acqua tiepida. Poi il prodotto veniva essiccato e commercializzato attraverso le vie dell’epoca. Di qui passava la Via Maris, la più importante arteria commerciale che collegava l’Egitto all’Oriente…

Ma cosa aggiunge l’archeologia alla figura della Maddalena?
Ci consente di capire quale importanza ebbe Maria di Madgala per il cristianesimo antico e quindi per le origini della Chiesa. Qui a Madgala, in questo sito, è stato rinvenuto un mosaico che è attribuibile ad un monastero. I francescani hanno acquisito le rovine di Magdala perché le fonti dei pellegrini antichi, raccontano di una chiesa costruita sulla casa di Maria Maddalena, per fare memoria di questa discepola tutta particolare.  Nella zona del lago di Galilea l’archeologia ha dimostrato che i santuari non nascono in luoghi arbitrari, ma hanno una ragione nella memoria e nel culto. Gli esempi sono tantissimi: a Tabgha, il Santuario del Primato, i gradini intagliati nella roccia sopra quali, dice Egeria, il Signore stette; il Discorso della Montagna: la grotta salita la quale il Signore proclamò le beatitudini; la Moltiplicazione dei pani: la roccia sotto l’altare da cui «chi ne vuole ne prende – dice Egeria – e porta giovamento a tutti»; a Cafarnao, la Casa di Pietro, trasformata in chiesa, le cui mura sono ancora in piedi…

Dunque c’era un antico santuario in memoria della Maddalena…
Quasi sicuramente. Le fonti lo testimoniano. Purtroppo, rispetto agli altri casi che ho ora menzionato, i pellegrini che parlano espressamente di questa casa sono del periodo bizantino tardivo, dopo il VI secolo. Il monastero di cui è stato scoperto il mosaico esisteva già prima, nel V secolo. E se c’era il monastero, ci doveva essere la chiesa, che non è ancora stata trovata, ma che sappiamo essere esistita fino al Medio Evo… Poco lontano di qui, oltre il monastero, a sud,  iniziano le tombe, il che vuol dire che l’area archeologica scavata è la punta estrema della città. È dunque  pensabile che Magdala si estendesse verso nord e verso ovest. Scavi occasionali, per le condutture e gli impianti della luce e dell’acqua, hanno messo in evidenza delle strutture che si riferiscono al medesimo periodo e alla stessa città. Il rischio però è che una immensa area archeologica venga tra breve irrimediabilmente deturpata dal nuovo piano regolatore….

Come può essere possibile?
Poco oltre l’area archeologica di proprietà della Custodia di Terra Santa c’è una zona ritenuta edificabile, dove è stato previsto un grande centro commerciale. Lo sviluppo turistico del lago prevede inoltre una serie di servizi e infrastrutture alberghiere. Ma quella zona nasconde gran parte dell’antica Migdal, può darsi perfino l’antica chiesa che ricordava la Maddalena. Il rischio è che si cancelli uno dei siti più importanti della storia cristiana, ma anche dell’archeologia in Israele… Non dimentichiamo che proprio la nostra area archeologica custodisce i resti di una piccola sinagoga del I secolo, una delle più antiche mai rinvenute. Essendo Magdala una grande città, è pensabile che insieme alle memorie cristiane, siano ancora nascosti i reperti dell’ebraismo antecedente alla distruzione del Tempio. Magdala fu infatti conquistata dalle truppe di Vespasiano nel 65 d.C., durante la prima guerra giudaica. Per questa ragione Israele deve impedire la costruzione del centro commerciale nell’area lungo la riva del lago: tutelando la Magdala cristiana, Israele potrà tutelare certamente anche il patrimonio storico e artistico dell’ebraismo.

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