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Il rilancio del piano di pace arabo

29/03/2007  |  Milano
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Il vertice della Lega Araba in corso a Riyadh ha rilanciato ieri il Piano di pace arabo del 2002 per la soluzione del conflitto israelo-palestinese. Un Piano che mette sul tavolo la disponibilità da parte dei 22 Paesi arabi a riconoscere Israele in cambio della nascita di uno Stato palestinese entro i confini del 1967. Ci si chiede se possa finalmente essere la strada giusta. Vi riferiamo il punto di vista dell'analista israeliano Yossi Alpher su bitterlemons.org, voce piccola, ma molto letta nei circoli della diplomazia internazionale.


Il vertice della Lega Araba in corso a Riyadh ha rilanciato ieri il Piano di pace arabo del 2002 per la soluzione del conflitto israelo-palestinese. Un Piano che mette sul tavolo la disponibilità da parte di tutti e 22 i Paesi arabi a riconoscere Israele in cambio della nascita di uno Stato palestinese entro i confini del 1967. In tutto il mondo in queste ore ci si chiede se possa finalmente essere la strada giusta. Un punto di vista interessante, in proposito, è quello offerto dall’analista israeliano Yossi Alpher sulla newsletter bitterlemons.org, voce piccola ma molto letta nei circoli della diplomazia internazionale.

Come è nel suo format, bitterlemons.org mette a confronto sul tema del vertice di Riyadh due voci israeliane e due voci palestinesi. Ma qui ci interessa soprattutto il contributo di Alpher perché, a nostro avviso, mette bene a fuoco i passi successivi, quelli necessari per far sì che non resti solo una dichiarazione sulla carta. L’articolo non nasconde i punti critici per Israele, primo tra tutti la solita questione dei profughi. Ma spiega che il Piano di pace arabo può essere una buona base su cui però ora bisogna essere disposti a parlarsi. «Nell’aprile 2002 – ricorda Alpher – Sharon rispose al piano invitando re Abdallah a venire a Gerusalemme per presentarlo. Conoscendo Sharon quell’invito era probabilmente un bluff. Eppure, è proprio quello che Abdallah dovrebbe fare ora».

Quanto a Israele, continua Alpher, adesso dovrebbe scoprire le carte sulla sua visione degli accordi finali, in modo che si possa lavorare a un compromesso tra le due visioni. «Ma qui – annota – il grosso problema è che Israele attualmente non ha una leadership decisa e ispirata come quella mostrata ultimamente da Abdallah».

Infine gli Stati Uniti e, più in generale, il Quartetto (Usa, Ue, Russia e Onu) dovrebbe scommettere su questa opportunità. Rilanciando l’idea di un accordo di pace regionale piuttosto che insistere sulla via degli accordi bilaterali.

Clicca qui per leggere l’articolo di bitterlemons.org

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