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La Siria vuole una migliore informazione

29/01/2007  |  Damasco
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In Siria non c'è più soltanto l'informazione di Stato. Si fa largo un numero crescente di media privati e si stanno aprendo le porte alla stampa estera. Mentre il ministero dell'Informazione siriano è impegnato a contrastare l'immagine negativa di cui Damasco spesso gode all'estero. Da qui l'invito ai corrispondenti stranieri: venite in Siria e conosciamoci meglio. Intanto aumentano i servizi anche a favore degli stranieri che risiedono nel Paese e non conoscono l'arabo.


(e.s.) – Dopo anni di censura, qualcosa sta forse cambiando in Siria. Accanto alla comunicazione di Stato, un numero sempre crescente di media privati possono lavorare nel Paese. E, fatto da non sottovalutare, si stanno aprendo le porte alla stampa straniera. Il ministro dell’Informazione siriano è impegnato a contrastare quell’immagine negativa di Damasco che spesso emerge all’estero. Da qui l’invito a molti corrispondenti stranieri a recarsi in Siria per conoscerla con l’esperienza diretta.

Il cambiamento di rotta parte dal dipartimento per i media stranieri presso la televisione di Stato, diretto da Reem Hadad. Proprio questo dipartimento è al lavoro per portare in Siria i giornalisti di altri Paesi. Un passo avanti se si pensa che, in passato, raramente venivano concessi accrediti.

Ma l’attenzione è rivolta anche agli stranieri che vivono in Siria. Non conoscendo l’arabo rischiano di non essere informati su ciò che accade nel Paese. Per questo la tivù siriana manda in onda le notizie, traducendole in inglese, francese e spagnolo. Una scelta che sarà portata avanti: «Ci sarà un incremento dei programmi e notiziari in lingua straniera», conferma la Hadad. Importanti – secondo la direttrice del dipartimento per i media stranieri – anche gli sforzi compiuti dal centro mediatico siriano aperto da tre anni a Londra.

Damasco punta soprattutto sullo spagnolo. «Un grandissimo numero di siriani vive in America Latina – evidenzia la Hadad – e molti non parlano arabo. Per questo è importante comunicare con loro nella lingua che conoscono, in modo che possano trasmettere la vera immagine di ciò che accade in Siria».

Nel concreto il dipartimento sta preparando nuovi programmi per raccontare la cultura, l’archeologia, le tradizioni siriane. Un esempio? Impressions che sta per essere prodotto in spagnolo. Riguarderà le opinioni, le idee che gli stranieri hanno della Siria dopo averla visitata, ma anche le impressioni degli immigrati siriani che tornano al loro Paese. O ancora il programma Menmenmat, presentato da Anas Shamiya, durante lo scorso Ramadan. In questo caso si è cercato di rafforzare i legami tra la Damasco e gli emigrati nel Sud America, confrontando alcune tradizioni latinoamericane con le equivalenti usanze in Siria.

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