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Bienno in preghiera per la Terra Santa

22/01/2007  |  Brescia
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Hanno partecipato in tanti, adulti e giovani, alla giornata intitolata «Su di te sia pace», organizzata sabato 20 gennaio all'Eremo di Bienno in provincia e diocesi di Brescia. Il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, ha preso la parola in due momenti distinti per spiegare la situazione dei cristiani in quelle regioni del Medio Oriente e le sfide future. Alla fiaccolata serale, particolarmente rivolta ai giovani, era presente in forma privata anche il nunzio apostolico in Siria.



(f.n.) – «Non di muri, ma di ponti ha bisogno la Terra Santa». È col celebre appello lanciato da Giovanni Paolo II in occasione della sua storica visita ai Luoghi Santi, avvenuta nel 2000, che fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, ha iniziato il suo intervento presso l’Eremo dei santi Pietro e Paolo di Bienno (Brescia), nel pomeriggio di sabato 20 gennaio. La testimonianza, introdotta da don Renato Musatti, direttore dell’Eremo, era inserita in una giornata intitolata: «Su di te sia pace».

Davanti ad una platea gremita e attenta, padre Pierbattista ha presentato alcuni dati concreti che confermano l’esigua e difficile presenza dei cristiani in Terra Santa. «Oggi siamo appena l’1,6 per cento della popolazione, circa 160-170 mila persone così suddivise: il 60 per cento nei confini politici di Israele, mentre il restante 40 per cento risiede nel territorio dell’Autonomia palestinese. In Israele i cristiani si dividono equamente in greci ortodossi e comunità cattolica, sono poi presenti le antiche Chiese d’Oriente (siriaci, armeni, assiri), anglicani e Chiese della Riforma». Pesante e continua la diaspora, che è favorita dal drastico calo dei pellegrinaggi, dalla mancanza di lavoro e dall’innalzamento del muro dell’apartheid che interdice la possibilità di scambio e di commercio. Se a ciò – ha spiegato il francescano – si aggiungono gli scontri tra fazioni opposte e i ripetuti casi di violenze sulle donne, accanto a fenomeni di tossicodipendenza e di alcolismo, si può capire come la situazione sia d’emergenza. I cristiani palestinesi soffrono come gli altri, ma essendo una minoranza infinitesimale, patiscono un maggiore isolamento.

Quali sono, dunque, le sfide che si prospettano per i cristiani di Terra Santa? Padre Pizzaballa lo ho ripetuto più volte: «Intanto il nostro sforzo dev’essere quello della testimonianza comune. Come Chiese cristiane, a causa delle nostre divisioni, non riusciamo ad essere credibili e ad avere una voce unitaria. Sul versante del dialogo, come Chiesa cattolica, siamo impegnati fortemente nel campo dell’educazione e della scuola. I nostri istituti, ormai da duecento anni, ospitano cristiani e musulmani insieme. Sono uno strumento concreto per costruire un tessuto di pace».

L’impegno e la testimonianza della pace che i frati minori offrono quotidianamente in Terra Santa è stato toccato anche nell’intervento della serata, al termine della Via pacis, una lunga fiaccolata che si è snodata da Bienno fino alla parrocchia di Esine, presente in forma privata anche il nunzio apostolico in Siria mons. Giovanni Battista Morandini, originario della zona.

Centinaia di giovani e famiglie appartenenti alla seconda zona pastorale della diocesi di Brescia hanno marciato e pregato per invocare il dono della pace, meditando il messaggio di Benedetto XVI per la giornata mondiale. «La parola pace in ebraico – ha commentato il padre Custode – ha la stessa radice del verbo reintegrare, pagare. La pace presuppone dunque pienezza, integrità, riconoscimento di ciò che è dovuto all’altro sia in termini di umanità che in termini materiali. Dobbiamo pregare perché, come indicato da Bendetto XVI nel suo messaggio, i diritti umani vengano riconosciuti in Terra Santa. Solo in questo modo, restituendo a ciascuno ciò che gli compete, potrà sbocciare la vera pace».

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