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Il mio amore ferito per Israele

Antonio Giuliano
1 dicembre 2006
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Il mio amore ferito per Israele

Il frate domenicano Marcel-Jacques Dubois è innamorato della Terra Santa da oltre quarant'anni. Nato in Francia nel 1920, vive a Gerusalemme dal 1962. Ha insegnato filosofia all'Università ebraica e nel 1973 ha optato per la nazionalità israeliana.  In seguito è diventato anche cittadino onorario di Gerusalemme. In questo libro, in lingua francese, oggi padre Dubois confessa la sua disillusione: «Sono stato ingenuamente sionista. Ho confuso l'avventura ebraica con quella israeliana, trascurando la miseria palestinese».


Qualcosa è cambiato nel suo rapporto con lo Stato d’Israele, ma l’amore proprio no: è rimasto immutato. Padre Marcel-Jacques Dubois è innamorato della Terra Santa da oltre quarant’anni.

Nato a Tourcoing, in Francia, nel 1920, il domenicano è arrivato a Gerusalemme nel lontano 1962 come animatore della Casa Sant’Isaia, un centro di studi cristiani sull’ebraismo.

Dubois è stato un pioniere del dialogo interreligioso insieme al confratello Bruno Hussar, fondatore di Nevé Shalom/Wahat as-Salaam, il villaggio dove convivono famiglie israeliane e arabe.

Professore di filosofia all’Università ebraica dal 1970, Dubois è stato a lungo tra gli interlocutori preferiti dal Vaticano per le relazioni con Israele. Dal 1973 ha optato per la nazionalità israeliana. Cittadino onorario di Gerusalemme, nel 1996 ha vinto il Gran prix d’Israele, tra i pochi cristiani a poter vantare questo titolo. Un curriculum che attesta senza dubbio il suo legame profondo con questo Stato, anche se le sue convinzioni politiche non sono più le stesse. Padre Dubois ammette: «Nel corso dei primi anni in Israele, da cristiano ho gioito nel vedere il popolo biblico raggiungere la terra della Bibbia».

Però questa gioia si è tramutata inconsapevolmente in una visione idilliaca e unilaterale del popolo israeliano. «Sono stato ingenuamente sionista – dice oggi il domenicano -. Ho confuso l’avventura ebraica con quella israeliana, trascurando la miseria palestinese».

Se c’è stato un tempo in cui «il popolo si sentiva chiamato a un destino particolare su una terra particolare» per padre Dubois «la tragedia attuale è nell’infedeltà di quelli che conducono Israele verso un destino di violenza e conquista».

Dunque non poteva esserci titolo migliore che Nostalgie d’Israël per il libro in francese con le ultime riflessioni di Marcel-Jacques Dubois, raccolte dal confratello Olivier Thomas Renard, con la collaborazione di Annie Laurent, un’esperta di Medio Oriente.

Nel libro – in lingua francese – Dubois confessa con dispiacere di aver «idealizzato» Israele, il quale dopo la conquista dei Territori palestinesi nel 1967 è scivolato verso un sionismo di conquista.

Oggi padre Dubois ha deciso di vivere in un quartiere palestinese di Gerusalemme est. Abita presso una famiglia che gli ha permesso di scoprire la realtà dei palestinesi, dei cristiani in particolare, e delle ingiustizie da loro subite.

Del suo nuovo domicilio dice: «L’ho scelto per dimostrare chiaramente che non sono d’accordo con la politica del mio Stato». C’è il rimpianto di chi vede un popolo smarrire la sfida grande a cui è chiamato: «Dio ha dato una terra a Israele, ma come è possibile vivere all’altezza di una tale vocazione senza cadere nell’orgoglio?».

Un libro utile perché sviscerando il lungo percorso intellettuale e spirituale del domenicano aiuta a capire il rapporto passionale e talvolta doloroso dei cristiani con Israele, dalla sua creazione ai giorni nostri. La lettura è resa scorrevole dalle interviste dirette che rivelano in modo chiaro l’animo ferito di Dubois. Ma è ancora quello di un innamorato. Anche se oggi il suo cuore sembra battere solo per i palestinesi, lui ci tiene a ribadirlo: «Marcel Dubois reste Marcel Dubois».

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