Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia
Messo alle strette da Dio, Davide riconosce la propria condotta iniqua e riguadagna la fiducia della sua gente...

Il canto di un cuore pentito

Paolo Curtaz
3 dicembre 2006
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Il canto di un cuore pentito
Re Davide in preghiera, miniatura.

Davide è diventato un re potente: cresciuto alla corte di Saul, ne ha preso il posto prima nel cuore delle persone, per il suo coraggio e la sua vibrante energia giovanile, poi, dopo immense vicissitudini, lo ha sostituito alla guida del Paese che egli farà diventare la più grande potenza medio-orientale dell’epoca.

Tutto sembra filar liscio: il Regno si è esteso fino al mar Rosso e, a Nord, oltre la Siria. I suoi generali sono ai confini a sedare le ultime rivolte contro i vicini, Davide si gode la pace dal suo fastoso palazzo nella nuova capitale del regno, Gerusalemme, che egli ha conquistato ai Gebusei e che ha ricostruito. Quando le cose vanno troppo bene, ovviamente, la nostra volontà si fiacca e così accade anche a Davide. Annoiato dalla vita di corte, il re si invaghisce di una donna che sta facendo il bagno alla fine di una calda giornata. La fa venire a corte, lui che vive in un vero harem, e la seduce.

Tutto potrebbe finire qui, ma Bersabea, dopo quella notte di passione, aspetta un figlio. Davide è preso dal panico: non vuole perdere la faccia di fronte al popolo e il suo sbaglio, sgradevole ma rimediabile, diventa una frana che tutto travolge. Il marito di Bersabea, Uria l’ittita, generale di Davide, viene fatto rientrare in tutta fretta: Davide vuole far credere che il figlio di Bersabea sia di Uria ma, ahimè, Uria prima si ubriaca e poi non vuole perdere le forze per la battaglia imminente e, perciò, si mantiene in una castità esemplare (e imbarazzante per Davide!). Davide, accecato dal panico, consegna al generale una lettera sigillata da consegnare al fronte: Uria porta con sé la sua condanna a morte, verrà lasciato solo in prima linea nel furore della battaglia. Bersabea, rimasta vedova, è introdotta nel palazzo regale.

Davide pensa di averla passata liscia, si concentra sulle cose belle che lo circondano e sui successi delle sue imprese militari. In realtà tutti sanno della sua scelta, il mormorio che egli voleva evitare ora è un fiume in piena e Davide rischia di perdere la fiducia dei suoi. Ma Natan il profeta lo aspetta al varco e lo pone di fronte al suo sbaglio con la pagina che abbiamo letto: senza offenderlo, lo invita a giudicare lui stesso la sua iniqua condotta. Davide è un re immenso: non perde la pazienza con Natan, né rifiuta, messo alle strette da Dio, di riconoscere l’iniquità della sua condotta.

Il Salmo 50, che secondo la tradizione scaturisce dal cuore pentito di Davide, ci dà la misura della sua grandezza. Davide è eccessivo in tutto, iracondo, vendicativo, ma anche appassionato e devoto, pieno di autenticità e bruciante di passione. Dio ama Davide proprio per questo carattere impulsivo. Dio, nella Bibbia, sembra preferire le persone imperfette ma vere a quelle troppo perfette ma fredde. Davide è solo il primo di una lunga serie di persone che vivono la propria fede con intensità, rischiando di sbagliare e sbagliando, certo, ma sempre per eccesso, mai per tiepidezza o per difetto. Che sia questa passione che manca alla nostra fede?

(Il brano biblico di riferimento è il Secondo libro di Samuele, capitolo 12)

(L’autore è sacerdote della diocesi di Aosta e curatore del sito Internet www.tiraccontolaparola.it)

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