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Riflessioni su Dio di un’anima ebrea

Giorgio Vigna
11 agosto 2006
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Riflessioni su Dio di un’anima ebrea

L'autrice - ebrea di origine italiana, residente in Israele - offre in un unico volume sette suoi interventi ai Colloqui ebraico-cristiani di Montegiove svolti negli anni 1990-1995. Se il dialogo è lo spazio comunicativo nel quale gli interlocutori si autodefiniscono e si comprendono nella reciprocità dell'ascolto, questi interventi sono una ricchezza per chi desidera incontrare un'anima profondamente ebrea.


In nome dell’«unità cosmica in Dio», testimonianza che impegna ebrei e cristiani, l’autrice – ebrea di origine italiana, residente in Israele – offre in un unico volume sette suoi interventi ai Colloqui ebraico-cristiani di Montegiove (in provincia di Pesaro-Urbino) svolti negli anni 1990-1995. Se il dialogo è lo spazio comunicativo nel quale gli interlocutori si autodefiniscono e si comprendono nella reciprocità dell’ascolto, questi interventi sono una ricchezza per chi desidera incontrare un’anima profondamente ebrea.

Alcune pagine bibliche sono qui commentate in modo personale pur nel solco della tradizione della spiritualità ebraica; il tutto in brevi ed essenziali capitoli. Apporto personale, dunque, ma anche respiro di una storia straordinariamente ricca (benché tristemente misconosciuta dalla più parte dei cristiani). Brani dell’Antico Testamento sono così lo sfondo su cui si muovono quattro riflessioni: «Il sogno del giardino di Eden», «La lotta di Giacobbe con l’angelo», «La simbolica del fuoco», «Lo Spirito fra eternità e tempo».

Due riflessioni si volgono invece al versante cristiano. La prima, «La notte del Getsemani», guarda con coraggio semplice «da un punto esclusivamente umano alla sofferenza di Gesù» (p. 40). Le parole di Mirjam Viterbi si fanno qui forse ancora più dense, quando sono messi in evidenza la spaventosa sofferenza di Gesù e il suo «assoluto abbandono». La rilettura dell’evento della passione porta l’autrice a domandarsi, «come ebrea»: «Chi era e qual era la vera essenza di Gesù?». E verso la conclusione: «Totalità e vicinanza: concetto non solo insegnato ma vissuto dall’ebreo Gesù in ogni sua fibra fino alla sua realizzazione ultima, in questa crocifissione dello spirito» (p. 47). La seconda riflessione è avviata a partire dalla persona di Francesco d’Assisi e dall’esperienza «francescana» vissuta in prima persona ai tempi del nazismo. Le pagine a lui dedicate, con cenni al Cantico delle creature e ad altri testi, sono un’ulteriore stimolante interpretazione di un uomo che ha vissuto con totalità d’essere la comunione con l’Eterno.

Particolare è l’ultimo intervento riportato su «L’ebraismo nel mondo di oggi». Qui possiamo leggere pennellate sul ruolo di Israele, l’eletto, nel contesto della storia attuale, ma anche i colori forti della professione di fede di una donna autenticamente ebrea. Il suo pensiero non cessa di muoversi nella continua tensione (nel divino e nell’umano) tra eternità ed evoluzione, molteplicità ed unità, espansione e ritorno. In questo piccolo libro il lettore cristiano troverà non pochi stimoli per riflettere su Dio e sull’uomo, sull’esempio – anch’esso tipicamente ebraico – del porre domande, a partire da Dio.

Mirjam Viterbi Ben Horin
Verso l’Uno
Una lettura ebraica della fede
Edb, Bologna 2005
pp. 95 – 8,00 euro

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