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Una legittima protesta

13/04/2007  |  Roma
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Una legittima protesta
Il nunzio apostolico presso il governo di Israele, mons. Antonio Franco. (foto J. Kraj)

La notizia che il nunzio della Santa Sede in Israele, mons. Antonio Franco, non andrà domenica 15 aprile alla cerimonia per la commemorazione della Shoà al museo Yad Vashem (lunedì 16 è il giorno in cui Israele ricorda l'Olocausto) è oggi sulle prime pagine dei giornali italiani. Al centro della controversia, una didascalia sotto la foto di Papa Pio XII proprio nel memoriale della Shoà, che la nunziatura ritiene discutibile e frutto di «un'interpretazione contraria a molte altre verità storiche». La decisione del nunzio ha riacceso la polemica sulla figura e sul ruolo di Papa Pacelli. Abbiamo chiesto il parere del vaticanista Andrea Tornielli.


La notizia che il nunzio della Santa Sede in Israele, mons. Antonio Franco, non andrà domenica alla cerimonia per la commemorazione della Shoà al museo Yad Vashem (lunedì 16 è il giorno in cui Israele ricorda appunto l’Olocausto) è oggi sulle prime pagine dei giornali italiani.

Al centro della controversia, una didascalia sotto la foto di Papa Pio XII proprio nel memoriale della Shoà. In una lettera il nunzio pontificio ha spiegato le ragioni della mancata partecipazione: «La mia assenza non significa mancanza di rispetto per il ricordo e per le vittime di questa tragedia. Lo Yad Vashem sostiene che non si può cambiare la verità storica. Ma ai fatti viene data un’interpretazione contraria a molte altre verità storiche».

La vicenda dell’annunciata diserzione alla cerimonia ha fatto riesplodere in tutta la sua virulenza la polemica sulla figura e sul ruolo di Papa Pacelli, che viene dipinto dagli autori della didascalia quasi come un fiancheggiatore del nazismo.

Per Andrea Tornielli, vaticanista del quotidiano Il Giornale e storico di Papa Pacelli (il prossimo 22 aprile esce per i tipi di Mondadori Pio XII, un uomo sul trono di Pietro, una ponderosa biografia di 660 pagine contenente molti documenti inediti), data la situazione è sacrosanto che mons. Franco non vada alla cerimonia.

Tornielli, nel testo dello Yad Vashem si ripropongono i silenzi (e l’ignavia) di Pio XII…
La didascalia sotto la foto contiene diverse inesattezze. Si dice che il Papa abbia nascosto un’enciclica redatta dal suo predecessore, nella quale si toccavano i temi dell’antisemitismo… Bisognerebbe dire invece che per fortuna non l’ha pubblicata, perché proprio quella lettera conteneva accenni antisemiti. Si dice che non ha protestato, denunciato… Ma nel 1942 in un radiomessaggio parlò di moltissime di persone che «senza colpa propria solo a motivo della nazionalità» venivano condotte a morte. Si dice che nell’ottobre del 1943 non intervenne in alcun modo… È documentato che fece tre interventi, e grazie a padre Pancrazio Pfeiffer, superiore generale dei salvatoriani, riuscì a intervenire sulle autorità militari tedesche per fermare la razzia nazista nel ghetto di Roma.
La didascalia afferma ancora che Papa Pio XII non diede direttive al clero… È invece attestato e documentato anche attraverso testimonanze, che Papa Pacelli ordinò ai conventi di Roma di accogliere gli ebrei nell’ottobre 1943.

Nei libri scritti da lei su Pio XII, penso in particolare a Il Papa che salvò gli ebrei, si denunciano menzogne, omissioni ed eclatanti svarioni….
Viene coltivata una leggenda nera che tende a presentare Pio XII come filo nazista e antisemita. Oggi grazie a qualche ricerca più recente siamo in grado di capire che questi attacchi vengono dalla Russia e da ambienti del cattolicesimo progressista francese. Dietro la campagna di accuse contro Pio XII, culminata con l’uscita del dramma Il Vicario di Rolf Hochhuth rappresentato per la prima volta a Berlino nel 1963, ci sarebbe stato direttamente il Kgb e un’operazione di disinformazione gestita dai servizi segreti della Romania per conto di Mosca e finalizzata a screditare la Santa sede. L’Unione Sovietica non aveva perdonato a Papa Pacelli il grande e personale impegno profuso nel 1948 per impedire la vittoria del fronte social-comunista in Italia. Sul fronte opposto, sappiamo anche che Hitler e i nazisti lo consideravano proprio avversario. Sono attestati i contatti di Pio XII con un gruppo inglese per cercare di abbattere Hitler.

Gli storici israeliani chiedono con insistenza l’apertura degli archivi segreti vaticani. C’è ancora qualche verità da raccontare?
Si tratta di una richiesta del tutto pretestuosa e a senso unico. Si è parlato recentemente di una lettera con presunte rivelazioni di Roncalli a un dignitario ebraico… Materiale che si troverebbe in archivio in Israele e che non viene reso noto… Un archivio viene aperto quando il materiale è catalogato e consultabile, un lavoro immane ed enorme. Finora il Vaticano ha aperto l’archivio segreto fino a tutto il pontificato di Pio XI e non è ancora disponibile il pontificato di Pio XII. Ma bisogna ricordare che Paolo VI, dopo le accuse contenute nel «Vicario», volle pubblicare tutti i documenti del periodo della seconda guerra mondiale. Quindi quello che c’è da conoscere sull’opera caritativa della Chiesa e di papa Pacelli negli anni della Shoà e in favore degli ebrei, è disponibile. Si tratta di una enorme mole di documenti che nessuno legge. Men che meno gli storici dello Yad Vashem.

 

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