Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Il dottor Youssef ora punzecchia gli Usa

Giorgio Bernardelli
5 agosto 2016
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile

Bassem Youssef, medico e graffiante comico egiziano portato alla ribalta dai movimenti di piazza del 2011 al Cairo, ora vive negli Stati Uniti. Dove non perde occasione per segnalare le incongruenze della democrazia a stelle e strisce.


A oltre cinque anni di distanza dal loro inizio ben pochi sono disposti oggi a lasciarsi entusiasmare da quelle che nel 2011 avevamo battezzato come le primavere arabe. La scia di sangue e di violenza che ha travolto tutto e tutti in Medio Oriente ha spazzato via tante speranze. Il massimo che siamo disposti a concedere ai giovani che scesero nelle piazze a Tunisi o al Cairo è fondamentalmente un sospiro, un rimpianto per ciò che forse avrebbe potuto essere ma alla fine non è stato.

Eppure – non ci stancheremo mai di dirlo – in Medio Oriente non ci sono solo gli esiti della politica. E proprio allargare lo sguardo può aiutare a vedere che la sete di libertà nelle società arabe non è affatto spenta dallo stuolo di jihadisti, potenze interessate e uomini d’ordine che si combattono oggi nella regione. Non si spiegherebbe, altrimenti, il successo straordinario che sta conoscendo in queste settimane da una parte all’altra del mondo il dottor Bassem Youssef, il graffiante comico egiziano portato alla ribalta proprio dai movimenti di piazza del 2011.

Classe 1974, cardiologo, in piazza Tahrir nelle gloriose giornate del gennaio 2011 il dottor Bassem Youssef c’era come medico, che prestava soccorso ai manifestanti. Ma è in quel clima di libertà che è nato il B+ Show, il suo show satirico caricato sul suo canale di YouTube e divenuto in poche settimane un programma cult tra i giovani egiziani. Al punto da trasformarsi a partire dal 2012 in Al Bernameg (che in arabo vuol dire «Il programma»), la popolarissima trasmissione televisiva che ha accompagnato il percorso a ostacoli della democrazia nell’Egitto post-Tahrir. Trasmissione irreverente con tutti, al punto da finire nel mirino tanto dei Fratelli musulmani al tempo di Mohamed Morsi quanto del generale-presidente al Sisi, dopo la deposizione del governo degli islamisti. Infatti in Egitto dal giugno 2014 Al Bernameg non va più in onda. E dal 2015 il cardiologo-umorista vive ormai negli Stati Uniti.

La sua popolarità, però, non si è spenta: solo su Twitter, per esempio, conta più di 7 milioni di follower. Così il canale americano Fusion Tv ha compiuto una scelta coraggiosa: ha affidato a lui il compito di seguire la corsa alla Casa Bianca. Per farlo Bassem Youssef ha ideato la serie Democracy Handbook, «Manuale di democrazia», in onda in Rete dal 14 luglio scorso. Con il suo piglio di sempre e con una serie di parallelismi esilaranti rispetto a quanto avviene nel mondo arabo, il comico egiziano sta sviscerando le contraddizioni della democrazia americana: dalle vendita facile delle armi all’islamofobia, dal razzismo agli slogan sul cambiamento. Youssef è stato l’ospite d’onore nei talk show dedicati alle due convention: la Repubblicana, che ha incoronato Donald Trump, e la Democratica che ha lanciato la corsa alla Casa Bianca di Hillary Clinton (dove però non ha mancato di punzecchiare anche i sostenitori di Bernie Sanders). L’idea di fondo è apparsa chiara: siamo sicuri che sia solo il Medio Oriente oggi ad avere qualche problema con la democrazia?

L’incursione nella campagna elettorale americana non significa, però, che Youssef abbia dimenticato il mondo arabo: proprio in queste ore, ad esempio, si trova in Libano, dove a Beirut è stato uno degli ospiti più applauditi al Beiteddine Festival, uno degli appuntamenti artistici più importanti del Medio Oriente. E – significativamente – ha fatto tappa anche in uno dei campi profughi dove vivono gli esuli siriani. Da dove non ha mancato di lanciare un appello, oltre ad esprimere il suo sostegno alla squadra dei rifugiati che nei prossimi giorni gareggerà nelle Olimpiadi a Rio.

Non è più solo un comico, oggi, Bassem Youssef. Per chi vive nelle grandi città del Medio Oriente è il volto di chi non ha rinunciato a una speranza: quella della libertà vera, respirata per qualche giorno nelle piazze. Anche solo tenerla accesa con un sorriso amaro oggi è una grande forma di resistenza.

Clicca qui per vedere i video di Democracy Handbook

Clicca qui per seguire il profilo Twitter di Bassem Youssef

 


 

Perché “La Porta di Jaffa”

A dare il nome a questo blog è una delle più celebri tra le porte della città vecchia di Gerusalemme. Quella che, forse, esprime meglio il carattere singolare di questo luogo unico al mondo. Perché la Porta di Jaffa è la più vicina al cuore della moderna metropoli ebraica (i quartieri occidentali). Ma è anche una delle porte preferite dai pellegrini cristiani che si recano alla basilica del Santo Sepolcro. Ecco, allora, il senso di questo crocevia virtuale: provare a far passare attraverso questa porta alcune voci che in Medio Oriente esistono ma non sentiamo mai o molto raramente.

Colorexploring
Barbara Marziali, Sandra Marziali

Colorexploring

Il metodo per conoscere se stessi e illuminare i lati oscuri della vita
«Voi chi dite che io sia?»
Francesco Patton

«Voi chi dite che io sia?»

In cammino con Pietro sulle orme di Gesù
Seguire Gesù
Matteo Crimella

Seguire Gesù

Sette meditazioni sul Vangelo di Luca
Semi di fraternità
Massimo Fusarelli

Semi di fraternità

Con Francesco nelle sfide del nostro tempo