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Sde Boker, un collegio nel deserto

Federica Sasso
27 maggio 2016
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Sde Boker, un collegio nel deserto
Studenti della scuola di Studi ambientali di Sde Boker in Israele.

Vi crescono insieme di anno in anno 250 adolescenti che hanno scelto gli studi ambientali. Una scuola nata dall'intuizione di David Ben Gurion, che vedeva il Neghev come una risorsa per Israele.


«Sono così felice di esser qui che a volte quasi mi dispiace tornare a casa durante i fine settimana». Roni Rahat ha 15 anni, è cresciuta a Gerusalemme e da qualche mese vive nel deserto. Roni è al suo primo anno di scuola superiore e fa parte del gruppo di circa 250 ragazze e ragazzi israeliani che hanno scelto di frequentare la Scuola superiore per studi ambientali nel cuore del deserto del Neghev. Parliamo di un collegio speciale aperto 40 anni fa nel Midreshet Sde Boker, il centro di ricerca nato dalla visione di David Ben Gurion. Che è stato il primo capo del governo dello Stato di Israele, ma anche il primo politico a intuire l’importanza dello studio del Neghev per lo sviluppo del Paese.

Ben Gurion considerava «una risorsa» il deserto che copre oltre la metà del territorio israeliano, e inaugurando il Midreshet nel 1965 auspicò che questo centro di centro di ricerca e insegnamento diventasse anche una fonte di ispirazione morale, coraggio e creatività. Oggi tra le montagne rosse del deserto c’è una vera e propria comunità abitata da ricercatori, insegnanti e studenti della scuola, che vivono qui durante l’anno scolastico e tornano a casa due volte al mese durante i weekend.

«Questo è l’unico istituto d’Israele dedicato agli studi ambientali», afferma Alon Lyons, uno degli insegnanti di inglese. Lyons spiega che questa nel deserto è una scuola superiore come tutte le altre, con corsi di letteratura, storia o chimica. La vera differenza è che «qui gli studenti devono anche studiare materie obbligatorie come la geologia, l’ecologia o la geografia umana. E la cosa speciale è che i ragazzi possono sperimentare queste materie sul campo, non solo studiarle sui libri. Vivendo qui sono in grado di osservare da vicino la geologia, toccare con mano le materie studiate in classe».

A seconda dell’età, la scuola consente ai ragazzi di organizzarsi per gruppi ed esplorare in autonomia il territorio circostante. Poi ci sono le gite sul campo organizzate anche in altre parti del paese. Meital Molad, una studentessa di 17 anni, spiega che «ogni anno sono previste due o tre gite, ognuna organizzata attorno a temi diversi. Quest’anno abbiamo esplorato tutto il Neghev, incontrando le diverse comunità e studiando i tipi di popolazione che lo abitano. Prima della fine delle lezioni andremo in altre zone di Israele per osservare quali sono le politiche riguardo alla gestione dell’acqua».

La scuola utilizza anche la tradizionale parata di Purim, una festa ebraica che ha il sapore del carnevale, per insegnare ai ragazzi ad esser creativi e mettere in pratica le proprie idee. La adloyada (parata) del Midreshet è famosa in tutto il paese, e da 25 anni incarna i valori che la scuola vuole passare: rispetto per l’ambiente, creatività, spirito di iniziativa. I carri che scorrono per le vie del campus sono ideati e costruiti dai ragazzi con materiali di recupero. Temi, costumi, coreografie dei balli, sono il frutto delle decisioni collettive degli studenti, che passano settimane lavorando insieme fino a notte fonda per realizzarli.

La vita di comunità è un elemento fondante, e anche una fonte di gioia. Agli studenti più grandi viene chiesto di essere in parte responsabili nei confronti di quelli appena arrivati, e Roì, un compagno di classe di Meital, sorride mentre dice che «vivendo in un collegio i tuoi amici diventano la tua famiglia, e ogni studente qui è una persona straordinaria».

Roni Rahat qui un pezzo di famiglia ce l’ha davvero. Per Tomer, il suo fratello più grande, questo è l’ultimo anno, e Roni racconta di aver scoperto il Midreshet accompagnandolo durante una giornata di presentazione dell’istituto tre anni fa. «Quel giorno decisi che una volta raggiunta l’età giusta sarei venuta a studiare qui. Ero rimasta stupita dall’atmosfera e dall’atteggiamento delle persone, perché qui vieni accettato per quello che sei». Anche Ayelet, la madre di Roni e Tomer molti anni fa venne catturata dalla felicità degli studenti. «Quando mi stavo diplomando – ricorda – conobbi una ragazza che frequentava l’ultimo anno qui al Midreshet ed era così triste di lasciare la scuola. La invidiai parecchio e convinsi i miei genitori a lasciar studiare qui mia sorella. Poi mio nipote ha seguito i suoi passi e ora due dei miei quattro hanno fatto la stessa scelta».

Dopo 40 anni questo progetto educativo è ancora valido e il numero degli studenti che vogliono vivere nel Midreshet Sde Boker è in aumento. Secondo Ayelet «questa è una scuola che offre un’educazione d’eccellenza, ma che cerca anche di incanalare l’enorme energia dei ragazzi insegnandogli a usarla nel modo migliore. I temi ambientali sono importanti in questa epoca storica, e in un certo senso qui vengono adottati per spiegare molto alto, spingere i giovani a sperimentare, fidarsi e diventare persone a tutto tondo».

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