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Gli interventi della Custodia di Terra Santa in Siria

Carlo Giorgi
13 aprile 2016
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Gli interventi della Custodia di Terra Santa in Siria
Fra Bassam Zaza osserva un palazzo del quartiere di Er-Ram, ad Aleppo, sventrato dai bombardamenti.

Il racconto di Tommaso Saltini, direttore dell’ong ATS - Pro Terra Sancta, al rientro dalla Siria. Alcune modalità di impiego dei fondi stanziati dalla Custodia anche grazie alla generosità dei lettori.


La vera emergenza della Siria? È quella della scuola. «Pochi giorni fa siamo stati ad Aleppo e a Damasco, per visitare le realtà della Custodia di Terra Santa che sosteniamo – racconta Tommaso Saltini, direttore di ATS – Pro Terra Sancta, l’ong della Custodia -. Ebbene, sia mons. George Abu Khazen, vicario apostolico latino di Aleppo, sia mons. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, ci hanno ripetuto che l’urgenza maggiore, se si vuole veramente guardare al futuro, è quella dell’educazione. Tante istituzioni cristiane hanno avuto le scuole distrutte a causa della guerra. La cosa più importante, anche per l’avvenire dei giovani, è contribuire a farle ripartire».

Il racconto della visita in Siria di ATS Pro Terra Sancta – avvenuta a cavallo della Pasqua cattolica e in un momento di relativa calma nei combattimenti – consente di conoscere meglio la drammatica situazione in cui vive la popolazione. Ad Aleppo i frati della Custodia lavorano in tre punti diversi della città: nella parrocchia di San Francesco, nel collegio di Terra Santa e nel quartiere periferico di Er-Ram, dove mantengono un presidio. In parrocchia funziona un’associazione di beneficenza che consegna periodicamente gli aiuti raccolti dai frati – un pacco con alimenti, generi per l’igiene personale e medicine – a circa 2 mila nuclei familiari. «Ma, considerando il bisogno – spiega Saltini – pensiamo di raggiungere presto almeno 3 mila nuclei. Si tratta di famiglie di ogni confessione cristiana e anche, cosa tutt’altro che scontata nel clima di diffidenza che si respira, di un certo numero di musulmani in difficoltà…».

Le povertà di Aleppo sono quelle di una città duramente bombardata: molte case sono inabitabili e devastate; così una buona fetta dei fondi raccolti dalla Custodia servono alla ristrutturazione degli appartamenti. Molti civili portano sul proprio corpo ferite; avrebbero bisogno di operazioni chirurgiche, di protesi e di costose riabilitazioni. «Ad Aleppo c’è un ospedale sostenuto dalla Custodia – spiega Saltini – al quale abbiamo appena fornito nuovi macchinari. E ci sono altri due ospedali di congregazioni di suore, che vorremmo poter aiutare». Poi c’è l’emergenza dell’acqua, a cui è appesa come a un filo la sopravvivenza della gente. I bombardamenti, infatti, hanno distrutto tubature fondamentali per la distribuzione idrica. E lo Stato islamico che assedia la città, controlla in modo strategico la diga che apre e chiude a suo piacimento. In questo contesto la Custodia ha attivato tre pozzi: uno in parrocchia, uno al collegio e uno nel presidio di Er-Ram. Funzionano grazie a tre generatori alimentati a gasolio, combustibile che si trova solo a prezzi esorbitanti sul mercato nero. Il pozzo della parrocchia, in particolare, ha il rubinetto che dà sulla strada e viene ad attingervi chiunque lo desideri, cristiano o musulmano che sia. «La Custodia ha attivato anche un servizio di pullmini per portare l’acqua agli anziani e ai più poveri – spiega Saltini -. Gli autisti dei pullmini se non hanno altro lavoro, vengono pagati per il loro servizio, ma c’è anche chi decide di farlo volontariamente».

La gente di Aleppo vive in trappola da ormai troppo tempo, schiacciata tra i combattimenti di governativi e ribelli. «I frati sentono molto forte l’urgenza di dare una prospettiva soprattutto ai giovani – continua Saltini – attraverso la scuola e corsi di formazione professionale. Ma sarebbe anche fondamentale dedicarsi al recupero dai traumi della guerra, ci vorrebbero psicologi ed educatori disposti a trascorrere un periodo ad Aleppo, per impostare un efficace lavoro di aiuto…». Il grande giardino del collegio della Custodia, in questo contesto, ha assunto un’importanza quasi terapeutica. Spiega il nostro interlocutore: «È come un’oasi per la gente di Aleppo. Ogni pomeriggio e a fine settimana è frequentato da centinaia di persone che cercano un po’ di riposo e di relax. Nessuno in questa città può uscire, svagarsi, fare una gita… invece nel giardino si può stare un po’ in pace, c’è acqua, luce elettrica… Gli studenti, se vogliono, hanno a disposizione aule di lettura. Per sostenere questa attività abbiamo deciso di acquistare dei pullmini: serviranno per andare a prendere la gente e portarla al giardino, visto che anche i mezzi di trasporto pubblici sono andati in tilt…».

«In Siria abbiamo potuto incontrare molte persone, in gran parte cristiani – conclude Saltini –. Quello che mi ha colpito è come si sentano parte di un unico grande popolo di fedeli. Un ragazzo mi ha detto che in questi anni di guerra ciò che lo ha sostenuto è stata la fede. Non però una fede astratta; ma una fede animata di gesti concreti di aiuto, perché altrimenti non avrebbe avuto alcun senso».

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