Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Francesco, pellegrino dell’incontro

fra Manuel Corullón ofm *
15 marzo 2019
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile
Francesco, pellegrino dell’incontro
Due francescani per le vie di Gerusalemme vecchia.

A partire dalla prima avventura missionaria di Francesco, i suoi frati hanno posto l’accento sul dialogo tra i credenti. La testimonianza di un missionario. da 25 anni in terra d’Islam.


Come uomo profondamente evangelico, Francesco si oppose a qualsiasi piano violento, sia che fosse promosso dalla società, sia dalla Chiesa del tempo. Francesco offrì un paradigma diverso rispetto a quello tipico del Medioevo, che prevedeva di andare contro i musulmani con la forza delle armi: progettò un viaggio e il suo incontro si basò sulla forza del Vangelo. Francesco andò oltre la spiritualità medievale del martirio per una forma di avvicinamento al mistero di Dio, la testimonianza. Al tempo di Francesco la spiritualità del martirio era estremamente importante poiché il martirio era visto come la garanzia di accesso diretto al Cielo e perciò era desiderato, invocato e talvolta persino provocato. Ricordiamo che il primo motivo che convinse Antonio da Padova a unirsi ai seguaci di Francesco fu il desiderio di vedersi coronato con la palma del martirio, come era accaduto ai martiri in Marocco, i resti dei quali aveva visto a Coimbra. La spiritualità del martirio presenta molti aspetti notevoli che spesso si ritrovano nel pensiero e negli scritti di Francesco: non scoraggiarsi davanti alle difficoltà; la convinzione che Cristo è vittorioso sulla morte e la speranza nella resurrezione; la sconfitta del maligno; la necessaria preparazione al combattimento; l’espiazione del peccato e la salvezza piena; la preghiera per i nemici e il sacrificio eucaristico; il distacco dai beni materiali. Senza dubbio Francesco e i suoi confratelli si sentirono invitati a chiarire e definire una posizione rispetto alla mentalità corrente, facendo una scelta del tutto diversa. Entrando nella casa dell’Islam, Francesco inaugurò un nuovo modo di porsi in relazione, mostrando un’apertura al dialogo, all’ascolto e all’incontro come uniche armi di cui dispone un figlio del Vangelo.

La presenza missionaria dei francescani in mezzo all’Islam affonda le radici in questo incontro di Damietta, una missione caratterizzata da un camminare nel mondo, fra la gente, accostandosi alle persone, annunciando la pace, evitando ogni motivo di discussione o lite, sottomettendosi a ogni creatura, esercitando qualunque tipo di lavoro, purché onesto. Queste caratteristiche vanno preservate anche nella missione considerata particolarmente difficile, quella tra gli «infedeli», e per uno degli uffici più evangelici della fraternità francescana, la predicazione con l’esempio.

Otto secoli dopo è ancora valida la preferenza di san Francesco per le missioni nel mondo musulmano. L’opzione preferenziale dell’Ordine lo fa erede di una bella presenza «con umiltà e grande impegno», che abbraccia realtà e forme di servizio diverse, in ogni continente. L’eredità della presenza missionaria in mezzo all’Islam è innanzitutto una chiamata alla responsabilità per i fratelli di oggi.

A partire da quella prima missione di Francesco, i frati minori misero l’accento sul dialogo interreligioso e in concreto sul dialogo con l’Islam nell’ambito più esteso della missione evangelizzatrice della Chiesa. Questo continua a far parte del nostro carisma di frati minori. Siamo riconoscenti a quei frati che, sull’esempio di Francesco, hanno fatto della semplice presenza, dell’incontro e della testimonianza silenziosa, la prima forma di evangelizzazione ponendo in tal modo le basi per la missione ad gentes, per scoprire che ogni giorno dobbiamo essere disposti a intraprendere cammini inediti di presenza e di testimonianza.

L’incontro tra Francesco e il sultano continua oggi a essere vivo, non solo come modello da seguire, ma anche come incarnazione reale dell’incontro, attraverso i fratelli che vivono in mezzo all’Islam. Voglio raccontarvi alcune mie esperienze.

Gli stivali del vescovo

Ero appena arrivato in Marocco e avevo nella mente tutto ciò che negli anni di formazione avevo imparato sulla teologia e il dialogo interreligioso ed era arrivato il momento di metterlo in pratica. Iniziava il mese sacro del Ramadan e monsignor José Antonio Peteiro, un grande uomo che era allora arcivescovo di Tangeri, mi chiese di accompagnarlo. Guidammo fino al punto in cui terminava la strada e un gruppo di giovani ci aspettava per condurci in un quartiere di baracche, a casa di una famiglia umile che ci attendeva. Eravamo ospiti illustri attesi per rompere il digiuno in quella sera di inizio del Ramadan, con una lampada a gas, una minestra calda, un pane appena fatto sul tavolo messo in un angolo per fermare un’infiltrazione tra le lamiere. Conservo nella memoria l’immagine di quell’incontro domestico, con il mio vescovo, i suoi stivali pieni di fango, il suo grande sorriso sulle labbra.

Il tajine delle condoglianze

Un padre, una madre non muoiono mai del tutto e resta impresso l’istante in cui arriva il momento del cordoglio e la fretta di partire per raggiungere la famiglia per l’ultimo addio a un genitore che non c’è più. Qualche messaggio, alcuni appuntamenti cancellati e un paio di corse per arrivare dai famigliari. Mentre mi trovavo vicino alla mia famiglia di origine, i miei amici marocchini venivano a far visita alla mia famiglia di qui, i miei fratelli francescani, per fare le condoglianze, portando con sé dolci, tajine e cuscus. Al mio ritorno mi fecero di nuovo una sorpresa, con la tavola apparecchiata per condividere il dolore del padre perduto e la stessa speranza. Dopo quaranta giorni, la saqada, la celebrazione di ringraziamento agli amici per le condoglianze ricevute.

Il Ramadan degli amici

Sono molti gli amici musulmani che ci fanno gli auguri in occasione delle feste di Natale e di Pasqua, e sono molti che ci fanno la sorpresa di invitare uno o l’altro di noi frati a condividere la festa del sacrificio o l’iftar nel Ramadan. Ci trovavamo riuniti a casa di un marocchino musulmano per il Ramadan. Nel dialogo sorgevano molte domande sulle loro tradizioni e il senso della celebrazione del mese santo, finché il nostro anfitrione concluse dicendo: «Voglio che sia Manuel a spiegarlo, lo sa dire meglio di me». E curiosamente mi trovavo nella casa di una famiglia marocchina, offrendo quasi una catechesi sul senso penitenziale del mese di Ramadan e l’importanza spirituale per ogni musulmano.

Il pane della strada

Il pane alimento sacro, il pane non si butta e si bacia con rispetto quando lo si ripone in qualsiasi luogo. Osservavo come i bambini di strada lo cercavano come unico alimento all’ingresso del mercato della medina. Con un po’ di vergogna, aprii il cestino e condivisi il mio pane con loro che, con mia sorpresa, mi accompagnarono a casa. Da allora e per molto tempo, mi facevano strada in mezzo al tumulto del mercato aiutandomi a fare la spesa, mentre continuavo a condividere il mio pane con loro.

La preghiera della sera

Un viaggio in treno, godendo un momento di silenzio, di riposo e di meditazione. Un momento di preghiera. Accanto a me, un giovane mi osservava con curiosità cercando di decifrare quello che leggevo e ciò che si disegnava sul mio volto mentre chiudevo gli occhi. Iniziò un dialogo, e con semplicità gli dissi che stavo pregando. Iniziammo a parlare della preghiera. Della sua e della mia, di quella dell’Islam e di quella del cristianesimo, dei suoi desideri,    dei suoi progetti di giovane. Giunti alla mia destinazione, mi disse: «Il Signore posi il suo sguardo benevolo su di te e ti doni la sua pace». Ci separammo con una stretta di mano e in quel momento mi sentii benedetto.

(* missionario in Marocco)

Terrasanta 2/2019
Marzo-Aprile 2019

Terrasanta 2/2019

Numero speciale nell'ottavo centenario dell'incontro tra san Francesco d'Assisi e il sultano al-Malik al-Kamil (1219 - 2019)

Ciò che piace al Signore, oggi
fra Michael Anthony Perry ofm *

Ciò che piace al Signore, oggi

Molti oggi sostengono che il dialogo con l’Islam sia impossibile. Invece, l’incontro tra san Francesco e al-Malik al-Kamil testimonia la possibilità di condividere i doni di Dio.

Come Francesco, sognatori di pace
fra Francesco Patton ofm *

Come Francesco, sognatori di pace

In un mondo in cui ritorna il paradigma dello scontro di civiltà, l’incontro di Damietta ci ricorda quanto sia improvvido l’uso della violenza e illusoria la vittoria ottenuta con la forza.

Abbonamenti

Per ricevere la rivista Terrasanta (6 numeri all’anno) la quota d’abbonamento è di 32,00 euro. Disponibile, a 22,00 euro, anche la versione digitale in formato pdf.

Maggiori informazioni
L'indice delle annate

Ai nostri abbonati e lettori più assidui potrà tornare utile l’indice generale della nuova serie di Terrasanta dal 2006 al 2023.

Il file consente di cercare gli articoli, gli autori e i temi che interessano di più e individuare i numeri e le pagine in cui sono stati pubblicati.

Consulta l'indice
Un saggio di Terrasanta

Vuoi farti un’idea del nostro bimestrale?
Ti mettiamo a disposizione un numero del 2023.
Buona lettura!

Sfoglia il numero
Newsletter

Ricevi i nostri aggiornamenti

Iscriviti
«Tu sei quell’uomo» (2Sam 12,7)

«Tu sei quell’uomo» (2Sam 12,7)

La narrazione al servizio della formazione e dell'annuncio
Gerusalemme. Città impossibile – nuova edizione
Meir Margalit

Gerusalemme. Città impossibile – nuova edizione

Le chiavi per capire l’occupazione israeliana
Colorexploring
Barbara Marziali, Sandra Marziali

Colorexploring

Il metodo per conoscere se stessi e illuminare i lati oscuri della vita
«Voi chi dite che io sia?»
Francesco Patton

«Voi chi dite che io sia?»

In cammino con Pietro sulle orme di Gesù