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In Israele ancora vandalismi anticristiani a Beit Gemal

Christophe Lafontaine
18 ottobre 2018
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In Israele ancora vandalismi anticristiani a Beit Gemal
Il cimitero del convento salesiano di Beit Gemal vandalizzato nella notte tra il 16 e il 17 ottobre 2018 (foto Aocts)

Nuovamente profanato nottetempo il cimitero annesso alla casa religiosa salesiana di Beit Gemal. I vescovi cattolici di Terra Santa esortano le autorità a fare di più sul versante educativo e giudiziario.


Stele rovesciate e croci rotte, le immagini parlano da sole. Il cimitero del convento salesiano di Beit Gemal, vicino a Beit Shemesh, 30 chilometri a ovest di Gerusalemme, è stato ancora una volta danneggiato nelle ultime ore. Il camposanto si trova a circa 500 metri dalla casa religiosa salesiana. Quest’ultimo misfatto riguarda una trentina di tombe, secondo il quotidiano Haaretz. Apparentemente, i fatti sarebbero avvenuti nella notte tra il 16 e il 17 ottobre, stando a una dichiarazione dell’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa, diffusa all’indomani della scoperta. Sono stati i religiosi responsabili della manutenzione del cimitero, e che vi si recano più volte al mese, i primi a rendersi conto di quanto avvenuto.

«È con dispiacere e rabbia che dobbiamo condannare tali atti criminali, che si sono ripetuti molte volte negli ultimi anni», deplora l’Assemblea, che riunisce tutti i vescovi e i vicari episcopali cattolici di rito latino e orientale in Terra Santa.

In effetti, a metà dicembre 2015 lo stesso cimitero era già stato profanato. Decine di croci (di legno o di cemento) erano state rovesciate e distrutte. L’anno scorso, a settembre, fu presa di mira la chiesa di Santo Stefano, che fa parte del complesso salesiano. I vandali distrussero una statua della Vergine Maria, danneggiarono i mobili e ruppero un certo numero di vetrate. Tovaglie d’altare, pissidi e calici furono gettati sul pavimento.

Negli ultimi due casi, per limitarci ad essi, «i sistemi di sicurezza non sono riusciti ad assicurare alla giustizia nessuno dei responsabili di quegli atti», deplorano gli ordinari cattolici. Poiché l’identità dei vandali notturni non è nota e non c’è stata alcuna rivendicazione, i capi delle comunità cattoliche di Terra Santa si domandano «se l’incidente odierno andrà incontro alla stessa sorte».

La dichiarazione degli ecclesiastici constata che non c’è stato «quasi nessun intervento da parte delle autorità statali in termini di sicurezza e/o educazione di fronte a questo fenomeno pericoloso, soprattutto mentre alti rappresentanti del Paese affermano che qui i cristiani stanno molto bene!». Un riferimento neanche troppo velato alle dichiarazioni di Benjamin Netanyahu sulla situazione dei cristiani in Israele, pronunciate lo scorso fine settimana al secondo vertice annuale dei media cristiani, che ha raccolto a Gerusalemme dall’estero circa 150 giornalisti, prevalentemente evangelici. In Israele, aveva detto il primo ministro il 14 ottobre «non proteggiamo solo i siti cristiani, ma anche i cristiani stessi». «Israele – aveva poi soggiunto – è l’unico Paese a proteggere i diritti umani per tutti. Proteggiamo i diritti religiosi di tutti».

Alla luce di queste affermazioni, gli ordinari cattolici di Terra Santa invitano apertamente lo Stato ebraico e «tutti i suoi organi competenti» a «sforzarsi di punire gli aggressori ed educare la popolazione a non commettere tali reati». Infine, una preghiera perché gli abitanti della Terra Santa imparino a «coesistere tra loro nell’amore e nel rispetto reciproco, indipendentemente dalle differenze».

La polizia israeliana ha detto ad Haaretz che il caso è sotto inchiesta per «aggiungere alle persone interessate».

A Beit Gemal, il convento dei salesiani e quello delle suore della famiglia monastica di Betlemme sono regolarmente bersaglio di abusi commessi presumibilmente da ebrei estremisti. Già il 27 settembre 1981 più di 30 croci del cimitero, a quel tempo in legno, erano state bruciate e distrutte da sconosciuti. Otto anni fa una bomba era stata posata sotto un trattore.

Nel 2013 furono lanciate bottiglie molotov contro l’edificio religioso e sui muri vennero scritti con vernice a spruzzo graffiti in ebraico che recitavano: «Il prezzo da pagare», «Morte ai non ebrei» e «Vendetta». Due anni fa, i muri dell’edificio abitato dalle suore erano stati oltraggiati con graffiti blasfemi in ebraico. Nel marzo 2014, un atto di vandalismo ha colpito anche il monastero di Deir Rafat, dove si trova il santuario di Nostra Signora della Palestina, molto caro ai fedeli palestinesi, situato anch’esso vicino a Beit Shemesh.

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