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Mosul libera, a spese dei civili

Fulvio Scaglione
12 luglio 2017
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Con una battaglia durata nove mesi, i miliziani dello Stato islamico (Isis) sono stati scacciati da Mousl, che occupavano da tre anni. Riprendere la città è costato assai caro in termini di vite umane.


Mosul è stata riconquistata. Dopo tre anni esatti di occupazione, e con una battaglia durata nove mesi, i miliziani dello Stato islamico (Isis) sono stati scacciati e la bandiera nazionale irachena è tornata a sventolare sul poco che resta di quella che per secoli e secoli è stata una grande città, un centro multietnico e multi religioso e uno snodo della civiltà mediorientale.

L’evento è stato celebrato da tutti. Giustamente, perché la riconquista della città con ogni probabilità ha inferto all’Isis il colpo decisivo. Da molti, però, con toni trionfalistici che mal si conciliano con la realtà dei fatti. Perché riprendere Mosul è costato assai caro. All’esercito iracheno, ovviamente: nonostante la superiorità numerica  (4-5 contro uno), a fine marzo erano già quasi 800 i soldati uccisi e quasi 5 mila quelli feriti (dati comunicati dal generale Joseph Votel, responsabile del Comando unificato americano in Iraq). Ora i comandi iracheni custodiscono con grande e comprensibile riservatezza il dato finale delle perdite. Ma considerando che per tutta la fase finale, la più aspra, dell’assedio si è combattuto in pratica casa per casa, è legittimo pensare che i soldati caduti siano assai più di mille.

Ma il prezzo più alto l’hanno pagato, com’è ovvio, i civili, agli abitanti di Mosul e dei villaggi circostanti. Secondo AirWars, l’ong con sede nel Regno Unito che tiene sotto controllo l’esito di tutti i bombardamenti compiuti tra Siria e Iraq, la coalizione guidata da Usa e Arabia Saudita avrebbe ucciso finora almeno 4.354 civili iracheni nel corso di quasi 24 mila incursioni aeree con cui sono stati sganciati quasi 90 mila tra bombe e altri ordigni esplosivi.

Ancora più interessante è il dato comparativo offerto da AirWars. I nove mesi dell’assedio di Mosul (ottobre 2016 – luglio 2017) da parte dell’esercito iracheno e della coalizione a guida Usa si sono in parte sovrapposti alla campagna militare dell’esercito siriano e dei russi per rioccupare Aleppo, da loro dichiarata “liberata” verso la fine di dicembre 2016.

In quei nove mesi, i civili uccisi dai militari russi e siriani sarebbero stati 912, mentre quelli caduti sotto le bombe di americani e loro alleati sarebbero stati 1.081. Il tutto senza che le regole d’ingaggio dell’aviazione americana siano cambiate nel passaggio dalla presidenza Obama a quella Trump, come confermato dal generale Rick Uribe, vice-comandante in capo delle truppe della coalizione, che ha dichiarato: «Abbiamo le stesse regole d’ingaggio, quelle stabilite dalle autorità competenti prima del cambio al vertice dell’Amministrazione». Il che dimostra con chiarezza, se qualcuno ne avesse ancora bisogno, che in Medio Oriente le “guerre buone” non esistono. E che quando si combatte in una città, sia essa Gaza, Fallujah o Aleppo, si combatte sempre e soprattutto sulla pelle degli innocenti disarmati. Il resto è, appunto, propaganda. Teniamolo presente, perché tra poco tocca a Raqqa, la “capitale” del Califfato, l’ultimo baluardo rimasto ad Al Baghdadi e ai suoi.

 


 

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Babilonia è stata allo stesso tempo una delle più grandi capitali dell’antichità e, con le mura che ispirarono il racconto biblico della Torre di Babele, anche il simbolo del caos e del declino. Una straordinaria metafora del Medio Oriente di ieri e di oggi, in perenne oscillazione tra grandezza e caos, tra civiltà e barbarie, tra sviluppo e declino. Proveremo, qui, a raccontare questa complessità e a trovare, nel mare degli eventi, qualche traccia di ordine e continuità.

Fulvio Scaglione, nato nel 1957, giornalista professionista dal 1981, è stato dal 2000 al 2016 vice direttore di Famiglia Cristiana. Già corrispondente da Mosca, si è occupato in particolare della Russia post-sovietica e del Medio Oriente. Ha scritto i seguenti libri: Bye Bye Baghdad (Fratelli Frilli Editori, 2003), La Russia è tornata (Boroli Editore, 2005), I cristiani e il Medio Oriente (Edizioni San Paolo, 2008), Il patto con il diavolo (Rizzoli, 2016). Prova a raccontare la politica estera anche in un blog personale: www.fulvioscaglione.com

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