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Gli auguri del presidente Rivlin ai cristiani in Israele

Terrasanta.net
20 aprile 2017
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Gli auguri del presidente Rivlin ai cristiani in Israele
Foto di gruppo con al centro il presidente Reuven Rivlin. (foto Nadim Asfour/CTS)

Il 19 aprile scorso il presidente dello Stato di Israele Reuven Rivlin si è recato al patriarcato latino di Gerusalemme per gli auguri pasquali ai responsabili delle comunità cristiane di Terra Santa.


Per il terzo anno consecutivo, in occasione della Pasqua, il presidente israeliano Reuven Rivlin si è recato – il 19 aprile – nella città vecchia di Gerusalemme per incontrare i rappresentanti religiosi delle diverse confessioni cristiane e porgere loro i suoi auguri. Stavolta l’incontro si è svolto nel palazzo del patriarcato latino, dove Rivlin è stato accolto dall’amministratore apostolico, mons. Pierbattista Pizzaballa, alla presenza del patriarca greco-ortodosso Theophilos III, del custode di Terra Santa fra Francesco Patton e dell’arcivescovo Sevan Gharibian, gran sagrestano del patriarcato armeno.

«Vogliamo ringraziarla per la sua sensibilità verso la presenza cristiana in Terra Santa, in questa città e in Israele in generale – ha esordito mons. Pizzaballa rivolgendosi al presidente –. È importante incontrare le comunità cristiane qui a Gerusalemme. È vero che non siamo molto numerosi, ma siamo parte integrante dell’identità di questa città, una parte senza la quale Gerusalemme non sarebbe la stessa».

L’arcivescovo ha continuato: «Quest’anno la Pasqua cristiana è caduta negli stessi giorni di quella ebraica. Malgrado qualche inevitabile problema organizzativo, è stato buffo vedere i poliziotti israeliani, venuti in forze in città vecchia, alle prese con quello che deve essere un grande mistero per loro – distinguere un cattolico da un ortodosso e indirizzarlo al posto giusto – e nel frattempo regolare i flussi degli ebrei verso il Kotel (il Muro occidentale – ndr) e dei musulmani verso le moschee.

Questa «felice confusione è tipica di Gerusalemme», dove si crea un mosaico di pellegrini convenuti da tutto il mondo. «Questa unicità deve essere preservata», ha sottolineato Pizzaballa. «Lo scambio di auguri non è il momento per affrontare i problemi, avremo altre opportunità per parlare delle nostre preoccupazioni, non qui e non ora».

«Non è facile – ha proseguito l’arcivescovo – spiegare ai nostri fedeli, dopo i massacri avvenuti in Egitto all’inizio della Settimana Santa, che Gesù ha vinto il potere della morte. Non c’è fede senza speranza e già oggi noi siamo liberati malgrado la violenza e la persecuzione. Al Masih Qam! “Cristo è risorto!”», ha poi concluso in arabo.

Da parte sua, il patriarca greco-ortodosso ha sottolineato l’importanza di Gerusalemme come città multietnica nella quale coabitano molte religioni, osservando che potrebbe essere un esempio di coesistenza armoniosa e una sintesi di tradizioni e civiltà. «In questi giorni di celebrazioni comuni – ha commentato Theophilos III – noi vediamo la relazione profonda che unisce gli ebrei e i cristiani come figli di Abramo, al quale sono legati anche i nostri fratelli e sorelle musulmani».

«La comunità ebraica ha appena celebrato Pesach, festa della rinascita. Ma mentre celebriamo queste festività dobbiamo fare i conti con un male antico» ha esordito il presidente Rivlin facendo riferimento agli attentati in Egitto e alla guerra in Siria. Ha poi proseguito osservando che il popolo ebraico sa meglio di chiunque altro cosa significhi pregare nella paura. Rivlin ha rimarcato che Israele si è impegnato a proteggere la libertà di culto e le libertà fondamentali, cosa vera – ha sottolineato – «settant’anni fa, quando David Ben Gurion proclamò la nostra indipendenza, e altrettanto vera oggi, come lo fu cinquant’anni fa, quando Israele riunificò Gerusalemme consentendo agli ebrei di ritornare nella città vecchia».

«Dentro le sue antiche mura – ha concluso Rivlin – noi possiamo celebrare secondo la nostra rispettiva fede; possiamo far crescere le nostre comunità e, sulle orme del passato, costruire un avvenire comune, insieme».

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