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San Francesco e il sultano in un francobollo

Danilo Bogoni
4 marzo 2019
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Le Poste italiane dedicano un francobollo all'anniversario dell'incontro di Damietta del 1219, che ha ispirato anche i gesti di papa Francesco, pure lui raffigurato in un francobollo degli Emirati Arabi Uniti.


Uno speciale francobollo commemora il recente viaggio di papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti (3-5 febbraio 2019), avvenuto nell’ottavo centenario dell’incontro tra san Francesco d’Assisi e il sultano al-Malik al-Kamil. Il Pontefice vi è raffigurato accanto al Grande imam di Al-Azhar, Ahmad al-Tayyib.

A pochi giorni di distanza un altro francobollo rende omaggio al più remoto evento del 1219. Il dentello postale non è stato prodotto dal Vaticano, come ci si poteva attendere (magari, chissà, potrebbe arrivare più in là, nel corso dell’anno), ma dalla Repubblica Italiana. Al momento dell’emissione vale 1,10 euro (ma in realtà il valore nominale è espresso con la lettera B, che nell’apposita tabella messa a punto dal ministero dello Sviluppo economico, d’intesa con Poste Italiane, indica il costo di una lettera interna, permettendone la vendita e l’utilizzo nel tempo, quale che sia la tariffa in vigore). Stampato in 2,5 milioni di esemplari, il francobollo propone lo storico incontro così come rappresentato dal pennello di Giotto nell’undicesima scena del ciclo pittorico eseguito intorno al 1296 nella basilica superiore di San Francesco, ad Assisi.

Intitolato La prova del fuoco l’affresco, ritenuto da alcuni studiosi non sicuramente attribuibile a Giotto, mostra san Francesco che, saldo nella fede in Cristo, che propone ai dotti musulmani della corte del sultano di sottoporsi con lui all’ordalia del fuoco, per stabilire quale sia la vera religione. La parte destra dell’opera è occupata dal sultano che offre doni preziosi a Francesco, il quale però li rifiuta.

Padrini del francobollo, tenuto a battesimo a Roma, nella Sala degli Arazzi del ministero dello Sviluppo economico, il ministro Luigi Di Maio; Maria Bianca Farina, presidente di Poste Italiane; i padri Mauro Gambetti ed Enzo Fortunato, frati minori conventuali e rispettivamente custode e direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi; monsignor Giorgio Chezza, primo consigliere della nunziatura apostolica in Italia e Mohamed Abdel Qader, imam di Perugia.

Un soggetto inedito per la filatelia

Tra i pur numerosi francobolli che svariate amministrazioni postali hanno finora dedicato al Poverello d’Assisi – come documenta l’importante, anche se datato volume Filatelia e Francescanesimo, firmato nel 1985 da padre Silvestro Chiarello, dell’ordine dei frati minori – il riferimento alla “prova del fuoco” e all’incontro di Francesco con l’Islam non aveva ancora trovato un proprio spazio. Segno che l’Islam anziché studiarlo e porsi con esso in dialogo rispettoso, era più conveniente ignorarlo.

Non sempre il dialogo, il confronto è stato, ed è, compreso o ancor meno praticato. Per diffondere la Lieta Novella, nel secolo scorso alcuni francescani illuminati non disdegnarono di “parlare” mediante i francobolli. Forse il più illustre, sicuramente l’antesignano, è stato il tedesco padre Clemens Anheuser (1887-1968) che di filatelia cominciò ad occuparsi, assieme al confratello Gabriel Schmidt, nel 1930, fondando la tedesca Associazione Gabriel. Dieci anni dopo, nel centenario del primo francobollo al mondo, emesso in Gran Bretagna, diede alle stampe un volumetto di 82 pagine e 42 tavole – con raffigurazioni della Vergine, di angeli e di scene bibliche – intitolato Wie herrlich ist dein Name  auf der weiten Erde e con sottotitolo Die Christliche Welt im Markenbild («Come è glorioso il Tuo nome su tutta la terra. Il Cristianesimo nel francobollo postale»). Sul libro si abbatté l’intolleranza nazista, che bollò l’innocuo volumetto come unilaterale. «Evidentemente – affermò in seguito padre Anheuser – il Regno di Cristo che si estendeva su tutto il mondo, chiaramente espresso nel mio volume, costituiva un pericolo per il Reich di Hitler». Sequestrata dalla Gestapo, la polizia segreta della Germania nazista, per ordine di Karl Wilhem Ohnesorge, capo del dicastero delle Poste, l’intera tiratura (5.000 copie) della pubblicazione venne ridotta in cenere dalle fiamme. Si salvarono solo alcuni esemplari non contabilizzati che padre Clemens Anheuser era riuscito a mettere al sicuro.

Perfino l’innocente francobollo, quando si cerca lo scontro a tutti i costi, può apparire un pericoloso elemento di divisione mentre per sua stessa natura è «simbolo di simpatia e d’amore. Messaggero tra gli amici lontani, consolatore della solitudine, legame tra le famiglie disperse, elemento umano di progresso, veicolo di commercio e d’industria, propagatore di notizie, promotore di fraternità, di pace e di buona volontà, fra gli uomini e le nazioni», come si legge sul frontone del palazzo delle Poste di New York.

Ecco allora entrare in scena il fuoco: per mettere alla prova la fede di Francesco oppure per vietare, nella Germania hitleriana, la circolazione di immagini sacre in formato francobollo.

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