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Tulkarem, il vecchio tunnel ferroviario attira turisti

Terrasanta.net
1 settembre 2017
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Tulkarem, il vecchio tunnel ferroviario attira turisti
L'ingresso nord della galleria Al-Kharq a est di Tulkarem, in Cisgiordania. (foto Bassam Al Muhr)

Testimonianza dell'ingegneria ferroviaria d'epoca ottomana, la galleria dismessa è meta popolare tra i palestinesi della zona, anche per la natura incontaminata che la circonda. Si va verso il restauro?


(n.h.) – Sul fianco della collina, non lontano dal villaggio palestinese di Balaa a est di Tulkarem, si trova un tunnel ferroviario del XIX secolo. Oggi ne restano solo le pareti a volta e le sale d’attesa, scavate nella stessa galleria; le rotaie sono state trafugate. Il tunnel, chiamato Al-Kharq (La breccia), continua ad attrarre visitatori, che in primavera amano godersi l’ambiente naturale che costeggia l’antica linea ferroviaria. Benché il sito sia all’interno della zona C dei Territori palestinesi, sottoposta al pieno controllo israeliano, il ministero palestinese del Turismo e delle Antichità spera di poter presto restaurare queste vestigia della dominazione ottomana.

«Il tunnel è stato costruito ai tempi del sultano Abdulhamid II sulle rovine di un villaggio romano e bizantino, tra il 1876 e il 1908», spiega Mofeed Salah, responsabile dell’Ufficio del turismo e dell’archeologia di Tulkarem. «È un tesoro archeologico ottomano e un monumento storico importante. Misura 240 metri di lunghezza, 6 di larghezza e 12 di altezza. È stato abbandonato durante la Prima guerra mondiale, con il crollo dell’Impero Ottomano».

La ferrovia ha poi ripreso servizio durante il mandato britannico sulla Palestina nel 1923 e veniva utilizzata per spostare le truppe e il vettovagliamento. Dopo la ritirata degli inglesi, fu utilizzata per l’ultima volta da Israele nel 1948.

Durante i suoi primi anni di vita, la linea ferroviaria serviva a trasportare i pellegrini diretti a Medina e alla Mecca. «La stazione è stata usata da passeggeri di tre governatorati: Jenin, Nablus e Tulkarem», continua Salah. Il sultano Abdulhamid, che resse l’Impero in declino con pugno di ferro, riteneva che il progetto nella regione dell’Hejaz avrebbe stabilito un legame tra Costantinopoli e le città sante della Mecca e Medina, destinazioni dello hajj, il pellegrinaggio maggiore annuale dei musulmani. Egli voleva inoltre cementare l’integrazione economica e politica delle province arabe più lontane dal centro del potere ottomano, una sorta di antidoto contro il crescente nazionalismo arabo. E infine considerava l’opportunità di utilizzare il treno per spostare le sue forze militari attraverso la regione, inviandole contro gli arabi o contro le potenze imperialiste che bramavano il Medio Oriente.

La galleria è stata scavata da soldati reclutati a forza sotto l’Impero Ottomano. «Il risultato è un tunnel modello che rappresenta i legami geografici, politici ed economici tra la Palestina e il mondo», sottolinea ancora Salah.

Yousef Suleiman, 83 anni, ricorda l’epoca in cui il treno era ancora utilizzato, oltre che il restauro della stazione e l’ammodernamento della linea durante il mandato britannico. «I treni andavano a carbone. Erano composti da quattro carrozze che trasportavano i pellegrini, i passeggeri e le merci. Un biglietto costava tra i 7 e i 10 qirsh», ha riportato Suleiman al giornale Al-Monitor. Il qirsh era una valuta utilizzata nell’era ottomana in numerosi Paesi del Medio Oriente, che aveva un valore simile a quello del penny.

«Ho attraversato il tunnel con mio padre per andare a Medina. Era il modo più semplice e più rapido per viaggiare da una città all’altra. Si subivano meno imboscate dai banditi rispetto a quelle che colpivano le carovane di viaggiatori a dorso di cammello, in cammino per il pellegrinaggio dello hajj» continua. «Ricordo il treno che fischiava per annunciare il proprio arrivo e ricordo il giorno in cui vi sono salito con mio padre. Il tunnel era piuttosto buio, ma c’erano delle sale al suo interno dove la gente attendeva il treno. C’erano anche delle stanze dove chi percorreva il tunnel a piedi poteva rifugiarsi per evitare di essere investito quando il convoglio passava» ricorda Suleiman.

«Oggi il tunnel è una destinazione turistica per le famiglie di Tulkarem e delle regioni vicine che apprezzano la bellezza della costruzione, la natura delle colline che la attorniano e le piante che ne coprono i pendii, come il timo e gli anemoni» riprende Salah. «Vengono per rilassarsi e per ammirare il paesaggio. La galleria attira anche migliaia di turisti dal resto del Paese e stranieri durante tutto l’anno, soprattutto in primavera e in estate».

Salah spiega che il ministero del Turismo e delle Antichità considera il restauro della struttura una priorità assoluta, al fine di preservare il suo statuto storico e archeologico. Peraltro il sito è stato aggiunto alla carta archeologica e turistica di Tulkarem. Gruppi di giovani volontari hanno già avviato qualche lavoro sui muri crepati e hanno aiutato a spianare il suolo per facilitare il passaggio dei visitatori. Sono stati inoltre installati dei pannelli informativi nel centro del villaggio di Balaa, che indirizzano verso il tunnel e ne raccontano la storia.

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