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Ordine del Santo Sepolcro, le sfide del nuovo governatore

Christophe Lafontaine
5 luglio 2017
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Ordine del Santo Sepolcro, le sfide del nuovo governatore
L'ambasciatore Leonardo Visconti di Modrone.

Comunicazione, coerenza e unità: sono le parole d'ordine dell'ambasciatore Visconti di Modrone, dal 29 giugno nuovo governatore generale dell'Ordine.


Chi più di lui ha familiarità con i meccanismi della diplomazia? L’ambasciatore Leonardo Visconti di Modrone (70 anni) ha assunto il 29 giugno scorso l’incarico di governatore generale dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (Oessh) e conta di mettere a frutto la sua esperienza di diplomatico nei quattro anni di mandato che gli si schiudono davanti. Ha ricevuto la missione di coordinare l’attività dei quasi 30 mila cavalieri e dame di questa istituzione a servizio della Chiesa di Terra Santa, rifondata nel 1847 da papa Pio IX e ispirata agli ordini cavallereschi del Medio Evo. L’attività dell’Ordine – specialmente sotto il profilo socio-caritativo – guarda a Giordania, Palestina, Israele e Cipro, terre sulle quali si estende la giurisdizione del Patriarcato latino di Gerusalemme.

In un’intervista rilasciata al Servizio comunicazione del Gran Magistero dell’Ordine, il governatore generale appena insediato si augura di saper mettere a disposizione dell’Ordine la sua «esperienza di dialogo», frutto di 40 anni di carriera trascorsi nelle anticamere del pianeta. «Ho servito il mio paese nella carriera diplomatica, come ambasciatore, e ciò mi ha permesso di intessere relazioni di primo piano a livello internazionale, cosa che sarà certamente utile alla nostra istituzione pontificia e alla sua dimensione universale». Per fare questo il conte Visconti di Modrone intende visitare le luogotenenze e le delegazioni magistrali che sono, per usare una sua espressione, «un po’ l’equivalente delle ambasciate per un governo».

L’Ordine è, di fatto, composto da oltre 60 luogotenenze e delegazioni magistrali, in quasi 40 Paesi. Non a caso, d’altra parte, uno dei primi compiti importanti a venire sarà la preparazione della prossima assemblea quinquennale mondiale, la Consulta, in calendario nel 2018. In quell’occasione si riuniranno tutti i responsabili dell’Ordine e verranno redatti i nuovi statuti per far corrispondere l’azione dei Cavalieri ai problemi che li attendono. Le sfide non mancano!

Tra i primi obiettivi c’è quello di accrescere ulteriormente la capacità di comunicazione di questa istituzione. Convinto dell’importanza dell’Ordine per la Chiesa e la società, il nuovo governatore generale reputa che l’opinione pubblica e il mondo politico non conoscano a sufficienza il suo ruolo. Un’accresciuta comunicazione permetterebbe all’Ordine di «prender parte a iniziative in favore della giustizia e della pace in questa regione del mondo (il Medio Oriente, ndr) in cui i popoli aspirano alla fraternità e alla serenità, nel dialogo fra culture e nel rispetto delle diverse tradizioni religiose».

In vista di un migliore funzionamento dell’Ordine occorrerà anche dare priorità alla «coerenza evangelica». Il governatore generale non esita a rammentarne l’urgenza. Che richiede una dote fondamentale: l’umiltà. «Dobbiamo – osserva Visconti di Modrone – dare molta meno importanza all’aspetto esteriore della nostra appartenenza all’Ordine e privilegiare l’impegno interiore, spirituale, così da radicare in profondità il nostro impegno per il dialogo e la giustizia sociale in Terra Santa». Ponendosi sulla scia di Papa Francesco, l’ambasciatore invita i membri dell’Ordine a trascurare «tutto ciò che da vicino o da lontano potrebbe evocare vanità, orgoglio e mondanità». A tal proposito lancia un appello ardente: «le (nostre) celebrazioni liturgiche non devono essere sovradimensionate rispetto alla nostra missione di solidarietà; esse non hanno altro senso che quello di nutrire spiritualmente il nostro impegno al servizio delle opere della Chiesa sui territori biblici che il Papa affida alla nostra sollecitudine».

Infine un invito all’unità rivolto a tutti i membri dell’Ordine, che sgorga dalla convinzione profonda che la Terra Santa, «dove Dio fatto uomo ha donato la sua vita», può insegnare «a vivere da fratelli». Anche per questo il governatore generale chiede a tutti i membri di «rafforzare la loro effettiva partecipazione alla soluzione dei problemi in Terra Santa, specialmente andandovi il più frequentemente possibile in pellegrinaggio, a contatto con le persone del luogo». «Noi dobbiamo – conclude – creare sinergie locali con tutte le forze politiche, sociali, economiche desiderose di favorire la pace e la giustizia in quelle terre di sofferenza e di speranza».

Nel suo nuovo incarico Leonardo Visconti di Modrone succede al professor Agostino Borromeo, che ricopriva quell’ufficio dal 2009 e lo lascia dopo due mandati quadriennali consecutivi. L’ambasciatore è nipote del regista Luchino Visconti e discende dal casato che governò Milano dal 1277 al 1447. È membro del Gran Magistero dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro dal 2014. È consapevole di aver ancora molto da imparare dagli altri cavalieri e dame e conta, almeno nella fase iniziale del mandato, sull’accompagnamento del conte Borromeo, del quale tesse gli elogi e col quale vuol porsi in continuità. Il suo bilancio è entusiasmante: «Non abbiamo mai avuto tanti membri e tante donazioni», riconosce.

In effetti il bilancio del 2016 ha messo in luce «il risultato eccezionale di 16,3 milioni di euro: ciò manifesta una generosità da parte dei membri dell’Ordine senza precedenti nella storia dell’istituzione», come riferisce il sito web del Gran Magistero, in occasione della riunione di primavera svoltasi a Roma il 3 e 4 maggio.

In quella circostanza i membri del Gran Magistero, riuniti con il Gran Maestro il cardinal Edwin O’Brien, e con l’amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme mons. Pierbattista Pizzaballa, hanno anche esaminato i problemi finanziari della diocesi patriarcale. Nel corso dell’assemblea padre Imad Twal, allora responsabile dei servizi amministrativi e contabili della curia di Gerusalemme, ha illustrato il bilancio – che fa registrare un deficit di 5 milioni di dollari, senza considerare i debiti relativi all’Università di Madaba (Giordania), creata dal patriarcato in quest’ultimo decennio – ed evidenziato le spese stanziate a favore dei profughi, per i quali la Chiesa ha creato opportunità lavorative con il confezionamento di corone del rosario da vendere ai pellegrini.

Durante l’assemblea è stato anche annunciato un piano quinquennale, affidato a una commissione nominata da mons. Pizzaballa, per favorire un migliore coordinamento nella gestione delle scuole del patriarcato latino, opera essenziale e strategica della Chiesa in Terra Santa.

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Clicca qui per la versione integrale dell’intervista nel sito dell’Ordine.

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