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Di fronte al mistero dell'Incarnazione, di fronte all'eterno, siamo come buoi e asini ai quali nella Notte Santa sono stati aperti gli occhi.

Testimoni «eccellenti» della Notte Santa

fra Alberto Joan Pari ofm
31 ottobre 2014
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Testimoni «eccellenti» della Notte Santa
Natività, nella chiesa di San Giovanni Battista, luogo del Battesimo, Wadi Kharrar, Giordania.

Il periodo di Avvento si avvicina e con esso il tradizionale allestimento del presepe in tante case e chiese dei cristiani di tutto il mondo; con la grotta, la Sacra Famiglia, i pastori e i due animali che la storia ha tramandato come testimoni del glorioso evento dell’Incarnazione di nostro Signore… Tuttavia in nessun brano evangelico è descritta la loro presenza; ed anche papa Benedetto ha più volte voluto cogliere l’occasione di parlare di questo discusso argomento in alcuni discorsi e suoi scritti. Chi ha potuto visitare la Terra Santa, e in particolare Betlemme, Gerusalemme e le zone circostanti, si sarà accorto che, se è possibile saltuariamente vedere qualche asinello in compagnia di pastori e beduini, non è altrettanto facile scorgere la presenza di bovini in queste zone; ecco perché la presenza del bue nel presepio risulta difficoltosa da accettare. Eppure fin dall’antichità cristiana si è radicata questa tradizionale presenza; i bizantini nelle loro icone della natività ponevano sempre accanto al bambino Gesù sia un asino che un bue, significa quindi che c’è qualcosa di più profondo che ci invita a riflettere insieme.

Il presepe fu, diciamo così, inventato da Francesco d’Assisi il quale, oltre a ciò che lo condusse alla santità, era anche un uomo di sapere, ecco perché non a caso volle inserire anche l’asino e il bue nella sua rappresentazione sacra. La tradizione ci dice che la loro presenza nella capanna di Betlemme aveva come scopo principale quello di riscaldare il piccolo Gesù tramite il loro respiro. Scrutando la Sacra Scrittura troviamo due testi chiave per proseguire la nostra indagine, per cui il bue e l’asino non sono semplici prodotti della pietà e della fantasia, ma sono diventati ingredienti dell’evento natalizio a motivo della fede della Chiesa che crede nell’unità dell’Antico e del Nuovo Testamento. In Isaia 1,3 leggiamo infatti: «il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone; ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende». I padri della Chiesa videro in queste parole una profezia che fa riferimento al nuovo popolo di Dio, alla Chiesa composta di giudei e pagani. Davanti a Dio tutti gli uomini, giudei e pagani, erano come buoi ed asini, privi di intelligenza e conoscenza; ma il Bambino nella mangiatoia ha aperto loro gli occhi, cosicché ora essi riconoscono la voce del loro Signore.

Il secondo testo è dal Libro del profeta Abacuc (3,2) dove, per un errore di traduzione dall’originale testo ebraico, così fu reso il versetto nella Bibbia greca: «sarai conosciuto in mezzo a due animali (invece di “nel corso degli anni”)».

Ci sono però altri testi che danno testimonianza dei due animali: nei Vangeli apocrifi, si racconta che nella stalla dove Maria depose il bambino erano ricoverati un bue e un asinello, che subito riconobbero il Salvatore e lo adorarono. Lo pseudo Matteo, sempre un vangelo apocrifo, scrive: «Così si adempì ciò che era stato annunziato dal profeta Isaia, che aveva detto: “Il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone”. E così si adempì ciò che era stato preannunziato dal profeta Abacuc, che aveva detto: “Ti farai conoscere in mezzo a due animali”».

La presenza dell’asino e del bue nei nostri presepi, dopo il poco che abbiamo potuto scoprire, risulta pertanto essere essenziale, non perché sia storicamente provata, ma perché il loro essere visti accanto al Salvatore assume il valore di segno profetico dietro cui si nasconde il mistero della Chiesa, il nostro mistero, secondo il quale noi di fronte all’eterno siamo buoi e asini, buoi e asini ai quali nella Notte Santa sono stati aperti gli occhi, così che ora riconosciamo nella mangiatoia il nostro Signore.

Papa Benedetto in una sua riflessione a proposito pose alcune domande che vogliamo fare nostre, mentre si avvicina il tempo di Natale: quando collochiamo nel presepio il bue e l’asino, riconosciamo realmente il Signore Gesù come essi fecero? O semplicemente ripetiamo gesti ormai vuoti di senso? Dobbiamo ricordarci le parole di Isaia, che non furono solo promessa della futura conoscenza dei popoli, bensì anche giudizio sull’accecamento attuale; perché purtroppo ancora in molti non riconoscono in Gesù il figlio di Dio. Il bue e l’asino riconoscono, ma «Israele non conosce e il mio popolo non comprende». Chi è il popolo che non comprende? Forse noi?

Che il Natale ormai alle porte sia una nuova occasione di incontro con il Cristo; che anche i più semplici gesti come quello di sistemare le statuine nel presepio possano diventare per tutti noi un grande esercizio di fede e fiducia, con i cuori liberi dai dubbi e pieni di gioia perché il Salvatore nasce ancora e vieni ad incontrarci.

Buon Natale a tutti dalla Terra Santa.

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