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I lintelli sottratti al Santo Sepolcro

padre Eugenio Alliata ofm
20 gennaio 2010
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Trovandosi nella piazza o sagrato della basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme fra le tante cose che si vedono ce n’è qualcuna che non si vede, ma non per questo è meno importante. Sono i due lintelli crociati, scolpiti, già ornamento delle porte d’ingresso alla basilica. La rimozione fu eseguita dalle autorità britanniche il 26-27 novembre del 1929, prima di mettere in opera la puntellatura della facciata, in seguito alle scosse di terremoto dell’estate del 1927. Sono esposti oggi nel Museo Rockefeller al centro di una sala dedicata al periodo delle crociate. La provenienza dal monumento più famoso della cristianità, i soggetti rappresentati con artistica perizia e le imponenti misure (380×70 cm), fanno di essi un tesoro di grande valore religioso-culturale e una notevole attrazione turistica nello stesso tempo.

Il primo lintello è costituito da due distinte lastre di marmo con la scena principale, l’ingresso di Gesù in Gerusalemme, rappresentata al centro. L’azione è suddivisa tra le due lastre. A sinistra ci sono i preparativi, con Gesù che manda i due discepoli a procurargli la cavalcatura, e già si vede l’asina col suo puledro, pronta in basso. A destra Gesù procede verso la città santa, i discepoli lo accompagnano stendendo dinanzi a lui i loro mantelli mentre i bambini raccolgono dagli alberi i rami di palma e d’olivo. Questa parte è la più danneggiata. Agli estremi sono due altri episodi che costituiscono uno l’anticipo (la risurrezione di Lazzaro in Betania), l’altro la prosecuzione (l’Ultima Cena) delle vicende della Settimana Santa che precede la Passione di Gesù, i cui ricordi il pellegrino incontra nell’interno del sacro edificio. Questo era il lintello che sormontava la più occidentale delle due porte.

La decorazione del secondo lintello che stava sopra la porta più orientale, oggi murata, è di natura chiaramente simbolica con ampi girali di vite che riempiono tutto lo spazio con regolarità cosparsi di animali fantastici e ometti nudi nella più fantasiosa delle composizioni che uno possa immaginare.

Terminato il restauro della facciata della basilica, verso la fine degli anni Sessanta del secolo scorso, e rimosse le impalcature, il portale è riapparso alla vista di tutti, ripulito e consolidato, ma spoglio del suo principale ornamento. Le tre comunità cristiane proprietarie della basilica più volte hanno chiesto  alle autorità civili la restituzione e il riposizionamento dell’opera d’arte, ma molti ostacoli si sono opposti finora a questa realizzazione. Padre Michele Piccirillo, di recente scomparso, negli ultimi anni aveva condotto tutta una serie di consultazioni e iniziative, più o meno ufficiali, che hanno portato le autorità religiose e politiche non troppo lontane dalla conclusione di un accordo. Un primo restauro o ripulitura delle lastre è stato eseguito ma senza giungere al ristabilimento dello splendore del materiale originario (marmo bianco venato di Carrara). Rimane ancora una diffusa patina di colore rossastro e un nuovo fissativo chimico è stato steso sulle parti più corrose. Sono state eseguite scansioni al laser/3D, attraverso le quali è possibile ottenere una riproduzione esatta degli originali. Ma una copia di materiale sintetico è sufficientemente decorosa per l’importanza del monumento? La proprietà dei manufatti inoltre deve essere difesa come appartenente alla Chiesa, sia pure indivisa tra le varie comunità. La parte politica si avvantaggia delle difficoltà di arrivare a una posizione comune sulle domande da fare all’autorità civile. Quando si vedrà uno sblocco della situazione di impasse nella quale ci troviamo?

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